I Lupercalia: l’antica festa romana tra riti e leggenda
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Quanti pomeriggi abbiamo trascorso in compagnia di Asterix e Obelix, divertendoci e appassionandoci alle avventure di questi gallici irriducibili che sfidavano Roma, leggendo i fumetti o vedendo i cartoni animati e i film tratti dalla splendida serie dei disegnatori francesi Albert Uderzo e René Goscinny? Impossibile contarli. Ma avreste mai pensato che una situazione tanto assurda e frutto della genialità di un fumettista potesse in realtà essere molto simile a fatti storicamente avvenuti?
Partiamo da Asterix e Obelix, i due eroici protagonisti delle strisce umoristiche: insieme a tutti gli altri abitanti del loro villaggio, portano avanti una strenua difesa contro l’invasione dei legionari romani, penetrati in territorio gallico dopo la sconfitta di Vercingetorige nel 50 a.C.. La loro arma segreta è la pozione magica che il druido Panoramix distribuisce regolarmente e che centuplica la forza fisica di chiunque la assuma. L’idea degli sceneggiatori delle strisce a fumetti era chiaramente quella di fare un omaggio alla resistenza francese durante l’occupazione nazista del Paese: è il 1959 quando esce il primo albo di Asterix il Gallico, e le ferite del Secondo dopoguerra sono ancora fresche per Parigi e la Francia intera.
Tuttavia, esiste una situazione analoga, ma capovolta, a quella descritta negli albi a fumetti ben precedente l’avvento del nazismo in Europa: proprio dalle parti in cui doveva sorgere il piccolo e indomabile villaggio gallico dell’Armonia, dove Asterix le dava di santa ragione ai legionari degli accampamenti limitrofi, è realmente esistito un fazzoletto di territorio rimasto fedele a Roma ben oltre dopo la caduta dell’Impero nel 476 d. C.
Era questo il nome in latino dell’ultima enclave romana, incastonata tra il regno dei Visigoti e quello dei Franchi, che orgogliosamente continuava a resistere all’assorbimento culturale “barbarico” fino a dieci anni dopo la deposizione di Romolo Augustolo. Nella sua posizione – tra i fiumi Somme e Loira – assolutamente decentrata rispetto a ciò che restava del decaduto impero, il territorio chiamato in latino anche Regnum Syagrii o Regnum Romanorum fu l’ultimo frammento dell’Impero Romano d’Occidente a cadere, nel 486 d. C. A capo di Novidonum, o Dominio di Soissons (dal nome della città odierna attorno al quale si sviluppava il nucleo del regno) c’era un militare romano di nome Afranio Siagrio (430-487 d.c.), il quale regnava –considerandosi ancora suddito imperiale – su quel che restava dell’area della Francia settentrionale un tempo chiamata Gallia e annessa all’Impero Romano dalle campagne di Giulio Cesare, descritte dallo stesso condottiero con dovizia di particolari nel De Bello Gallico.
Siagrio, che con il titolo di dux – ossia di comandante militare – guidò la resistenza della piccola provincia romana nella Gallia settentrionale, aveva ereditato il suo ruolo dal padre Egidio, ex generale romano stanziatosi con un gruppo di veterani di guerra in quell’area. Egidio era stato l’ultimo generale a essere nominato con il titolo di Magister Militum per Gallias dall’imperatore Maggioriano. Devoto all’Impero, Egidio rifiutò di riconoscere l’imperatore-fantoccio Libio Severo, posizionato sul trono imperiale dal generale romano di origine barbarica Ricimero. Questo fatto gli scatenò contro la furia di Visigoti e Burgundi: il piccolo drappello di fedelissimi sudditi romani, con il supporto delle truppe franche di re Childerico I, vinse sui barbari, sconfiggendoli nella battagli di Orléans del 463.
Due anni dopo, però, Egidio venne assassinato: allora gli succedette il figlio Siagrio che, sebbene venisse definito Rex Romanorum dalle tribù vicine, continuò a considerarsi un comandante militare provinciale dell’Impero Romano, in continuità con gli ideali di suo padre. A differenza del padre, però, Siagrio non mantenne buoni rapporti con i Franchi: per opporsi alle mire espansionistiche del nuovo re Clodoveo I, nel 486 le sue truppe vennero sbaragliate nella Battaglia di Soissons. Rifugiatosi presso Alarico II, re dei Visigoti, Siagrio fu tradito e consegnato a Clodoveo, che lo giustiziò nel 487. Con la sua morte finì anche l’ultimo baluardo romano in terra gallica.
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