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Roma al Metro: Valle Aurelia

Proseguiamo la nostra rubrica Roma al Metro fermandoci alla quarta fermata della linea A, Valle Aurelia.

La Valle dell’Inferno

Situata al confine tra i quartieri Aurelio e Trionfale, la fermata di Valle Aurelia consentirà a chi vi scende di trovarsi tra le due arterie principali della zona, Via Angelo Emo e Via Baldo degli Ubaldi. La stazione della metropolitana è omonima a quella dei treni ed è stata attivata il 29 maggio 1999, come capolinea provvisorio del prolungamento oltre Ottaviano. A due passi da Città del Vaticano, Valle Aurelia è nota con un appellativo non proprio degno del santissimo vicinato: i romani da sempre si riferiscono a quest’area con Valle dell’inferno. In un primo momento si è pensato che questo soprannome un po’ gotico derivasse dalla presenza delle fornaci, ormai dismesse, che quando erano in attività arrivavano a riempire di fumo l’intera vallata. In realtà, il toponimo è molto più antico, attestato già nelle cronache e nelle carte topografiche di Roma a metà Cinquecento: ci si iniziò a riferire a Valle Aurelia con il nome di Valle dell’Inferno quando le truppe pontificie furono sbaragliate proprio in questa sede dalla furia del Lanzichenecchi, i terribili soldati svizzeri discesi in Italia nel 1527.

Le fornaci di Valle Aurelia

Il fabbricato della fornace Veschi è l’ultimo rimasto delle numerose fornaci disseminate per Valle Aurelia e rimaste in funzione sino agli anni Venti del Novecento. Vero e proprio monumento esemplare di archeologia industriale, la fornace Veschi è stata oggetto nel 2007 di una restaurazione, da inquadrare all’interno di un più ampio iter che prevede la riqualificazione del quartiere con il recupero della Fornace e la costruzione di un centro commerciale, inaugurato nel 2018. L’importanza storica della Fornace Veschi si rintraccia nell’antichità del mestiere che vi si svolgeva intorno: i cosiddetti fornaciari, che per decenni hanno modellato milioni di mattoni, laterizi, embrici e carpigiane, costituivano il cuore pulsante della comunità di Valle Aurelia fino almeno agli anni Cinquanta del Novecento. Le materie prime, come l’argilla, erano estratta dalle cave dei Monti di Creta, che veniva poi lavorata nelle diciotto fornaci situate in zona. La comunità raccoltasi attorno all’area costituiva un esempio virtuoso di sintonia tra proprietari e operai: addirittura, Lenin in uno dei suoi scritti citò l’ambiente lavorativo dei fornaciari come modello ideale di vita comune tra padrone e operai, definendo Valle Aurelia una “Piccola Russia“.

Parco di Monte Ciocci

Poco distante dal comignolo svettante della Fornace Veschi, la via principale del quartiere, via di Valle Aurelia, si inoltra fino alla nostra prossima tappa ideale, il Parco di Monte Ciocci. Il polmone verde del quartiere Trionfale, inaugurato nell’agosto del 2013, affaccia su uno dei punti più panoramici della città, prospiciente la cupola di San Pietro in Vaticano, e merita indubbiamente una visita. Una pista ciclabile di circa cinque chilometri collega il Monte Ciocci a Monte Mario e sul lato occidentale del parco, in via Domizia Lucilla, si trova il Casale Ciocci, dal nome di un suo recente proprietario, villa cinquecentesca costruita da Baldassarre Peruzzi per l’amico Blosio Palladio con affreschi della scuola di Perin del Vaga. Su questa stessa via è visitabile un Orto Urbano, realizzato al momento di apertura al pubblico del parco. Piccola curiosità per i cinefili: nel 1976 Ettore Scola ha scelto proprio via Lucilla Domizia come set del film Brutti, sporchi e cattivi, con Nino Manfredi. Le baracche della famiglia Mazzatella, protagonista della pellicola, sono proprio dinanzi alla cupola di San Pietro, alle pendici del Monte Ciocci, nei terreni dell’Istituto Agrario Federico Delpino.

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