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Subiaco, il laghetto di San Benedetto e il legame coi Borgia

foto di: Immagini prese dal web

C’è un posto a qualche km da Roma che vi sorprenderà per bellezza e pace dei sensi: il caratteristico paese di Subiaco e il lago di San Benedetto! Quali scoperte ci riserva il borgo che diede i natali ai Borgia?

Subiaco, la storia del borgo che fu scelto da Nerone

Tutto si può dire sullo stravagante imperatore Nerone, tranne non avesse buon gusto! E la scelta di costruire a Subiaco un’altra delle sue lussuosissime residenze se ne può considerare ennesima riprova. Pare infatti che, in questo suggestivo borgo attraversato dall’Aniene e interessato, in buona parte, dal Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, siano state identificate e rinvenute alcune tracce di quella che fu probabilmente una delle sue tante scintillanti abitazioni.
Nella villa, di appartenenza imperiale fino al III secolo d.C., sono stati riportati in superficie, in particolare, una testa femminile dormiente e il ritratto di un efebo, ora trasferiti entrambi a Roma e messi in bella vista all’interno del Museo Nazionale Romano, uno dei più importanti musei dell’antichità al mondo. Pensate che, nello stesso luogo e probabilmente a partire da quelle rovine, San Benedetto da Norcia fece poi erigere la bellezza di tredici monasteri, nel corso tempo scomparsi, ad eccezione di due: quello di Santa Scolastica, coi suoi meravigliosi tre chiostri; e quello (propriamente) di San Benedetto o del “Sacro speco“, eretto dai suoi discepoli in sua memoria, a fianco di una parete rocciosa, da cui alcune cappelle sono talvolta ricavate.

Il lago di San Benedetto: “i Caraibi romani

E fu sempre Nerone che, nella zona, volle costruire tre piccoli laghetti, per andare a pescare. Uno è ancora superstite ed è proprio quello che, negli anni, ha preso il nome di Laghetto di San Benedetto. Ancora visitabile e addirittura fruibile dai visitatori, che l’hanno soprannominato, per la sua bellezza, “i Caraibi di Roma“, questo specchio d’acqua limpida nella Valle dell’Aniene merita sicuramente una capatina se capitate da quelle parti. Così come la sua piccola, ma carinissima cascata. Location di tuffi, per gli abitanti della zona, che amavano usufruire della cascata a mo’ di trampolino, cimentandosi in vere e proprie gare di tuffi dai 3,2 metri d’altezza. Insomma, ad appena 70 km da Roma, Subiaco è il luogo ideale, per rimettere ogni senso al proprio posto, regalando pace e tranquillità. Un posto in cui fuggire qualche giorno, per ristorarsi dalla calura estiva della città e dagli ultimi giorni d’agosto. Per il laghetto, vi basterà procedere in direzione Monasteri Bendettini, prendere la strada a destra, che costeggia il corso dell’Aniene, e procedere dall’area più-nic che incontrerete, sul sentiero, per un’altra manciata di metri. La tariffa del biglietto, al botteghino lì presente, è di circa 1,5 € per i non residenti.

Il Borgo degli Opifici e la casa natale di Lucrezia Borgia

Delle altre cose da non perdere di Subiaco ne segnaliamo, inoltre, due: il Borgo degli Opifici e la Rocca di Subiaco, luogo in cui vide la luce Lucrezia Borgia.
Se il primo fu il borgo più antico di Subiaco e, in età medievale, vero cuore pulsante della città, per via della sue laboriose botteghe artigianali, spesso legate alla produzione d’energia, derivante dal flusso dell’Aniene; la Rocca di Subiaco, meglio conosciuta come Rocca dei Borgia, può considerarsi ancor oggi uno scrigno di meraviglie. Nelle sue stanze si celano, infatti, sorprendenti opere d’arte, fra decorazioni e affreschi di vero pregio. Non a caso, alloggiarono qui almeno tre papi: Pio VII, Gregorio XVI e Pio IX.
Infine, molti ricordano quest’antico edificio medievale, poi ammodernato dall’intervento architettonico di Pietro Camporese nel 1778, perché diede i natali a Lucrezia Borgia, sorella del celebre Cesare Borgia, e anch’ella figlia illegittima di papa Alessandro VI. Figura femminile di spicco del Rinascimento italiano, persino politicamente attiva alla corte estense di Ferrara (in cui si spostò più tardi), Lucrezia Borgia, passata alla storia come femme fatale (almeno secondo la rilettura di Victor Hugo), fu perfetta castellana e mecenate di artisti del calibro di Ludovico Ariosto e Pietro Bembo!