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Non fatevi ingannare dal nome, i Thermopolium non hanno nulla a che fare con le terme o con qualcosa di simile; servivano comunque per rifocillare gli antichi romani che li frequentavano, perché al suo interno si poteva mangiare qualcosa di caldo, bere e in alcuni anche…avere un servizio extra!
Vi dicono qualcosa questi termini? Probabilmente no, ma potreste averli sentiti nell’ultima parte di dicembre, quando arrivò la notizia che a Pompei venne ritrovato un altro thermopolium. Ma che cosa sono esattamente e i termini popina e caupona invece a cosa si riferiscono? Diciamo innanzitutto che i tre sostantivi stanno ad indicare più o meno la stessa cosa ovvero un locale dell’antica Roma, in cui si potevano mangiare e bere un piatto e una bevanda calda, soprattutto in questo periodo in cui i giorni della merla, avrebbero pututo mettere veramente alla prova la resistenza al freddo. Il termine thermopolium come si può immaginare deriva da due sostantivi greci, thermós, “caldo” e poléo, “vendere”, quindi “luogo in cui si vende qualcosa di caldo”. In realtà nell’antica Roma era più usuale chiamare questi posti con il termine popina, mentre caupona si riferisce a locali ancora più accoglienti in cui oltre a ristorarsi, il potenziale cliente poteva anche dormire e far riposare il proprio cavallo.
I thermopolium erano dunque i moderni e contemporanei bar, senza andare a scomodare i fast food americani! Una tavola calda ecco, dove mangiare decisamente qualcosa di più salutare dei cibi che vengono venduti nelle catene di origine americana. Rimanendo ancora di più in tema romano, gli antichi thermopolium possono pensarsi come gli antenati delle fraschette, un luogo in cui consumare velocemente del cibo per poi tornare alle faccende del quotidiano. Alcuni tra questi thermopolium o popinae, che dir si voglia, non prestavano solo un caldo servizio enogastronomico; nel piano superiore di questi locali infatti alcune volte potevamo trovare delle stanze in cui ad aspettare i clienti maschi c’erano delle prostitute. Si è potuto risalire a tutto ciò grazie ai dipinti affrescati sulle pareti di questi locali, in cui erano raffigurate esplicite scene di rapporti sessuali, tipici dei luoghi di prostituzione. Di dipinti però era pieno il locale, infatti nel piano terra, alle pareti del locale principale erano raffigurate scene di simposi e di animali che di solito si mangiavano come galline e maiali. Il più famoso thermopolium pompeiano, conserva ancora al suo esterno dipinti che segnalavano la sua presenza, proprio come se fossero delle insegne pubblicitarie.
Già, ma poi all’interno chissà com’era fatto…Gli scavi di Pompei, come anche quelli della nostra beneamata Ostia antica, hanno riportato alla luce questi locali nella loro integrità. In pratica l’ambiente principale era occupato prevalentemente da un muretto a “L”, al cui interno erano incassate delle anfore dentro le quali era conservato il cibo che poi veniva servito ai clienti. Praticamente il bancone del bar, infatti possiamo immaginare che per i piatti e per i cibi più veloci gli avventori si appoggiassero direttamente su questo piano, conversando con l’oste o con gli altri clienti presenti. Se magari quello del pranzo era un appuntamento di lavoro, allora si poteva scegliere un thermopolium meno popolare e in cui il padrone metteva a disposizione anche una sala interna dove potersi mettere comodi e mangiare senza seccatori o la caciara del bancone. All’interno della locanda si vendeva qualsiasi tipo di cibo, da quelli frugali che facevano parte della dieta e dei piatti tipici degli antichi romani, alla cacciagione, ai diversi tipi di pane e la carne in generale. Dalle zuppe di cereali ai piatti di verdure, ma anche lo spuntino preferito in quel tempo, uovo sodo e formaggio. La fama di questi locali era veramente incredibile, basti pensare che a Pompei ne sono stati ritrovati quasi un centinaio, figurarsi a Roma, nell’Urbe, quanti potevano essere! Chissà quale fosse il preferito di Apicio, il grande cuoco dell’antica Roma…
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