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Da sempre le bambole svolgono un ruolo importante nella vita dei bambini. Sono dei giocattoli ai quali si affezionano e dai quali non riescono facilmente a separarsi. Sapevate che in Giappone esiste una festa dedicata a loro? E che a Roma c’è addirittura un ospedale per le bambole? Scopriamo qualcosa di più a riguardo.
Da sempre il Giappone viene considerato come un territorio affascinante, ricco di storia, cultura ma soprattutto di tradizioni, alcune delle quali vengono tramandate da secoli. Tra queste vi è anche la “festa della bambola”, che ogni 3 marzo celebra le bambine giapponesi.
Si tratta di una festa davvero particolare e dalle origini antichissime, durante la quale le famiglie pregano per la felicità ma soprattutto per la salute delle figlie femmine. È anche la giornata in cui sbocciano i primi fiori di pesco, che simboleggiano un matrimonio felici. Per i giapponesi è quindi una festa molto importante, che viene festeggiata in un modo unico.
Come la tradizione vuole, durante questa giornata tutte le famiglie espongono all’interno delle loro case delle bambole, che vengono passate di generazione in generazione. Vengono tirate fuori solamente in occasione di questa festa e vengono posizionate su un palchetto rosso, a più gradini. Le bambole possono essere di carta, oppure di stoffa o porcellana, ma due di loro devono assolutamente rappresentare un uomo e una donna, e devono essere inserite nel gradino più alto. Sotto di loro devono andare tutte le altre bambole.
Un tempo queste bambole venivano addirittura fatte galleggiare nel fiume, per fare sì che gli spiriti maligni andassero via insieme a loro. Era un evento tanto suggestivo quanto incantevole che oggi viene praticato solamente in alcune parti del Giappone. In alternativa infatti oggi durante il 3 marzo le ragazze si vestono semplicemente a festa, e diventano così delle bamboline. Mangiano poi una torta di riso a più piani, esattamente come la piramide in cui si mostrano le bambole.
Ai tempi degli antichi romani non si festeggiava la giornata delle bambole come si fa oggi in Giappone. Le bambine però avevano le loro bambole, che spesso raffiguravano le dee, come Venere e Proserpina.
Erano dei giocattoli ben fatti, che si realizzavano con il legno, con la cera e che venivano decorate con le perle e con l’oro. Chiaramente più era nobile una bimba romana, più era ricca la sua bambola.
Le bambine romane portavano sempre con loro queste bambole e potevano separarsi da loro solamente il giorno prima del matrimonio, lasciando il proprio giocattolo nel tempietto dei Lari. Con questo rito si trasformavano così in delle donne.
Un tempo quindi si cresceva quando ci si separava dai propri giocattoli. Questi si mettevano in dei contenitori, in delle buste oppure semplicemente si passavano ai più piccoli, di generazione in generazione. In altri casi i giocattoli si buttavano proprio via.
Oggi la situazione non è cambiata molto, anche se è sempre difficile separarsi dal giocattolo con cui si ha condiviso la propria infanzia. I più affezionati ad esempio conservano ancora i giocattoli più cari e quando si rompono li portano in un ospedale fatto apposta per loro. Anche a Roma ce n’è uno e si trova in Via di Ripetta, accanto a Via del Corso. Si fa chiamare “l’ospedale delle bambole” ed è un luogo nel quale alcuni artigiani riparano i giocattoli più antichi, dandogli così una nuova vita.
È un posto davvero affascinante ma che all’inizio può fare paura. Sulle vetrine di questa bottega vengono esposte le teste e i pezzi delle bambole che non si possono più riparare, ma che i proprietari non vogliono buttare. Gli artigiani scelgono quindi di lasciarli nelle vetrine, così i loro proprietari quando passano per la via possono ancora guardarli e viaggiare con i ricordi.
L’ospedale delle bambole è quindi come un museo dei giocattoli, nel quale vengono riparate le bambole più antiche e gli oggetti che racchiudono storie e ricordi dai quali la gente non si vuole separare.
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