Il sogno di Ulisse Aldrovandi in mostra al Museo di Zoologia di Roma
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Segnava l’inizio di un lungo periodo di attesa che scongiurava la rovina del raccolto e l’arrivo degli spariti maligni. Ma in cosa consisteva questa festività?
Si svolgeva nelle giornate del 24, del 25 e del 26 gennaio e attraverso alcuni rituali, invocava le divinità Cerere e Tellus, affinchè nei campi potessero esserci un rigoglioso raccolto. Era infatti una festa agreste e si svolgeva sia nei campi che nei villaggi.
Oggi viene spesso confusa con la simile Sementivae, che a volte si svolgeva nello stesso periodo in cui c’era la Paganalia, ma a differenza di quest’ultima festa celebrava il periodo della semina e si celebrava nel momento esatto in cui nei campi venivano deposti i semi per coltivare le piante. La Paganalia festeggiava invece la fertilità del campo in sè. Anche per questo motivo aveva come divinità da onorare Cerere e Tellus, che a loro modo erano protettrici della fecondità.
Tellus era la dea della fecondità e colei che proteggeva dai terremoti e nel corso della Paganalia veniva onorata attraverso il sacrificio di una scrofa gravida, che rappresentava la fertilità della terra.
Cerere invece rappresentava la forza vitale dei semi, per cui nel corso della festa venivano prodotte e consumate tante torte a base di cereali, in modo particolare di farro, il più consumato a quei tempi.
Questi erano i riti principali che si svolgevano nel corso della festa, ma in realtà tante altre erano le celebrazioni che si facevano nella Paganalia. Una di queste consisteva nel dare da bere alle stesse divinità, versando del vino su un altare.
Sembra però che Celere e Tellus non erano le sole divinità che venivano venerate nel corso della festa. Insieme a loro vi erano altre dodici divinità minori, che aiutavano le dee a conservare il raccolto dopo la semina.
Durante la Paganalia venivano invocate e poi celebrate attraverso degli altri rituali, come appunto il versamento del vino. Erano molto importanti per i romani per cui anche loro venivano onorate.
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