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E se la lupa fosse stata una donna? I Larentalia di Roma


La leggenda di Romolo e Remo, i gemelli di Roma nutriti da una lupa, ha sempre affascinato il mondo. E se vi dicessimo che non si trattava di una vera e propria lupa, ma di una donna? 

I riti dei Larentalia

Se gli antichi romani avessero avuto un calendario cartaceo, avrebbero trovato al 23 dicembre sempre lo stesso post-it, seguito dallo stesso improrogabile impegno: i Larentalia, in onore di Acca Larenzia. Ma quale fu l’importanza di questa donna nella storia di Roma, tanto da prevedere dei festeggiamenti? Per scoprirlo, bisogna tornare indietro nel tempo, alle origini di Roma, a quando i due gemelli più famosi al mondo, Romolo e Remo, vennero abbandonati sulla sponde del Biondo Tevere. Sebbene ai più, infatti, sia nota la leggenda secondo cui furono trovati e allattati da una lupa, realtà vuole che i due nascituri, figli di Marte e di Rea Silvia, vennero in realtà scovati da un antico guardiano, addetto alla sorveglianza dei porci, nei pressi del Tevere, di nome Faustolo.


(Fonte: Cronaca Roma)

Una volta messi in salvo dall’uomo, i due sarebbero stati portati dalla moglie e sarebbero stati accuditi e cresciuti, nella loro capanna, come fossero figli loro. E voi direte: fin qui nulla è davvero messo in discussione, perché  è possibile che, prima di essere portati in salvo dal pastore, i gemelli abbiano incontrato la lupa.

 

E se la lupa fosse una donna?

Tutto potrebbe avere continuità, in effetti, se non fosse che la moglie di Faustolo era Acca Larenzia e proprio in questo particolare nome risiede tutto il dilemma. A questo punto, è necessaria una premessa: sappiamo tutti quanto la lupa capitolina sia un simbolo assoluto di Roma e nulla vieta di pensarlo in quanto tale, ma se vi dicessimo che la definizione di lupa rimandi ad una donna? D’altra parte, se ognuno di noi dovesse pensare Roma, la immaginerebbe come una grande madre, dunque immaginerebbe la Capitale nella figura di un soggetto femminile.


(Fonte: Romano Impero)

Così, similmente, il termine Acca Larenzia, figura semidivina ereditata dagli Etruschi, nelle vesti di prostituta protettrice del popolo umile, venne associato, in un’ulteriore versione di Lattanzio, a Faula o Fabula, per i romani “lupa, termine con il quale, i nostri antenati, indicavano le prostitute e dal quale deriverebbe il verbo “lupanare“. Nella citazione dello storico, insomma, l’origine di Roma e la sopravvivenza dei due gemelli sarebbero rintracciabili in questo suggestivo personaggio, dalle sembianze femminili, appartenente all’antica mitologia romana.

Un’altra versione su Acca Larenzia

Già madre di dodici figli, infatti, Acca Larenzia fu la donna che, a detta di alcuni storici, decise di allattare Romolo e Remo. Dunque, esattamente da qui, deriverebbe l’identificazione di costei con la lupa, dato il suo passato a luci rosse. Detto questo, sembrerebbe facile comprendere il motivo delle cerimonie in suo onore ogni anno, nei pressi della sua tomba, un sepolcro arcaico, fra il Foro Romano e il Palatino, dietro il tempio di Vesta (dove oggi sorge l’Edicola di Giuturna). Tuttavia, nonostante il fluido racconto, i dubbi non mancano, soprattutto facendo leva su un’altra versione della storia.


(Fonte: Wikipedia)

 C’è infatti chi sostiene che Larenzia fosse, al contrario, una cortigiana vissuta durante il regno di Anco Marzio. Secondo questa lettura, in seguito a una scommessa, persa dal custode del tempio di Ercole contro il dio stesso, la donna fu costretta a passare una notte nel santuario. Qui, Larenzia non solo sognò Ercole, ma venne a conoscenza di una profezia: l’incontro con un uomo il giorno successivo. Uscita dal tempio, la fanciulla realmente conobbe un uomo ricchissimo che la sposò e la lasciò erede di un’ingente fortuna in proprietà terriere, le stesse che, alla morte, la donna donò per intero al popolo di Roma. Per questo motivo, e secondo questa seconda teoria, pare che i romani da allora la festeggiassero.

E a voi quale versione piace di più?