“Narciso, la fotografia allo specchio”, una mostra che riflette sul concetto del doppio
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Roma non è stata plasmata solo dagli artisti, ma anche da eventi naturali e catastrofici come i terremoti. Quali sono le scosse più famose che hanno modificato l’assetto urbanistico della città?
Sebbene non si ricordino scosse troppo recenti nella capitale, dovete sapere che Roma fu profondamente modificata da alcuni terremoti. Nella tarda antichità e nell’alto medioevo, in un periodo compreso tra il V e il IX secolo d.C., la città fu infatti investita da forti scosse sismiche che ne modificarono l’assetto. Gli eventi sismici non interessarono solo gli abitati dell’Urbe, ma anche i suoi monumenti. Il suo patrimonio archeologico ne fu, in sostanza, piuttosto provato. Per questo motivo, esiste una branca di ricerca chiamata archeosismologia che ne studia ancor oggi gli effetti, facendosi corredo dell’archeologia. Solo così si può dare una lettura più precisa agli scavi e ai ritrovamenti del passato di Roma; solo così, le rovine, da patrimoni storico-culturali della città, diventano anche testimonianze della sua storia geologica.
Pensate che persino il monumento più iconico della città, il Colosseo, subì danneggiamenti a causa dei terremoti.
La struttura imponente che vediamo oggi è la somma di aggiustamenti che furono fatti, negli anni, all’Anfiteatro anche a causa di violenti scosse sismiche. In particolare, le fonti ne riportano tre.
Nel 443 pare ci fu uno dei primi terremoti di Roma. Lo riporta il Fasti Vindobonenses Posteriores, un insieme di notazioni annalistiche riguardanti il periodo della tarda Repubblica e dell’Impero romano, redatte in un codice del XIV secolo conservato a Vienna (chiamata in latino Vindobona). Sebbene non si parli esplicitamente di danni al Colosseo, per gli studiosi sembra certo che qualche effetto, il Colosseo, l’abbia subito. C’è, infatti, un frammento epigrafico che potrebbe confermarne, in parte, l’ipotesi: quello in cui si parla di alcuni interventi sul monumento, causa ignota ma proprio in quegli anni, da parte del prefetto Rufius Caecina Felix Lampadius.
Che invece esistano danneggiamenti al Colosseo, maggiormente accertati e causati da sismi, lo dimostrano le fonti di altri due terremoti. Quello del 484 o 508, testimoniato da epigrafi che parlano di interventi, menzionando le scosse sismiche, come «abominandi terraemotus»; e quello del 9 settembre 1349 di cui abbiamo molte descrizioni, e che prese il nome di terremoto dell’Appennino centro-meridionale, perché interessò oltre Roma anche l’Aquila e Napoli. Tra le fonti, persino quella autorevole del poeta Francesco Petrarca, nelle parole: «Roma è stata scossa da un insolito tremore, tanto gravemente che dalla sua fondazione, che risale a oltre duemila anni fa, non è mai accaduto nulla di simile». Lo scrittore, arrivato a Roma per il Giubileo del 1350, la trovò infatti talmente modificata da quell’evento da annotarne i danni, sia agli edifici civili sia a molte chiese. Fece lo stesso, infine, lo storico Villani che raccontò il momento in cui le scosse: «feciono cadere il campanile della chiesa grande di San Pagolo, con parte della nobile torre delle Milizie, e la torre del Conte».
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