“Narciso, la fotografia allo specchio”, una mostra che riflette sul concetto del doppio
Vorresti vedere questa mostra? Espone gli scatti dei più grandi fotografi del ‘900, invitando a riflettere sul tema dello specchio e del doppio,[...]
Se credete che gli sfottò e le sfide tra fazioni siano una roba moderna da derby allo Stadio Olimpico, e da partite Lazio vs Roma, ve sbajate de grosso, perché pure gli antichi se divertivano parecchio tra de loro!
Impero Romano d’Oriente, Imperatore Giustiniano I, 13 gennaio del 532. All’ippodromo si leva un grido e un gruppo urla all’unisono e a squarciagola “Nikā, Nikā“, dal greco bizantino “vinci, vinci“. Il popolo è in fervore, e non solo perché sta incitando i campioni durante la corsa dei carri. Quella che prenderà il nome di Rivolta di Nika è cominciata. Una ribellione che durerà per cinque giorni, fino alla repressione nel sangue il 18 gennaio dello stesso anno. Per la prima volta, una folla tentava, in maniera molto brusca, di rovesciare l’imperatore. Costantinopoli, allora, era una città piuttosto florida, cosmopolita direbbero gli storici: il luogo ideale per mercanti, artigiani, giocolieri, soldati di ventura, contadini e tanti altri. Soprattutto, però, Costantinopoli era divisa in due fazioni: i Verdi e gli Azzurri. Esatto, era divisa in due curve, in due tifoserie come quelle moderne!
Ora, queste due tifoserie non andavano per niente d’accordo, un po’ come accade oggi, ad esempio, tra la curva Nord e la curva Sud durante un derby. Così, non era raro vederle contrapporsi fisicamente, insomma dassele de santa ragione! I motivi, però, non erano solo sportivi. Alle dispute sportive si aggiungevano, infatti, le diverse ideologie religiose, e soprattutto una fortissima contrapposizione politica, per la quale venivano persino schierati, da entrambi i gruppi, piccoli eserciti militari. Ed è proprio – pare – a causa di queste due visioni differenti, in particolare più quelle politiche che di tifoseria, che proprio all’ippodromo quel giorno scoppiò la Rivolta. Da un parte, i Verdi, per lo più aristocratici, volevano spodestare l’imperatore; dall’altra il popolo, il partito dei Miserabili, gli Azzurri che invece lo sostenevano, anche perché, e proprio per questo motivo, Giustiniano I – a dirla tutta – spesso li difendeva.
La causa scatenante, quindi, ruoterebbe tutta intorno alla figura dell’imperatore. Alcune tesi storiografiche, quelle che vanno per la maggiore, sostengono che il rito d’acclamazione dell’imperatore, all’interno dell’ippodromo, cominciava ad infastidire la fazione dei Verdi. Secondo questo gruppo di tifosi, infatti, il rituale col quale si accoglieva l’imperatore aveva subito un aumento d’intensità, negli ultimi tempi, e la sua importanza andava ad inficiare con il ruolo che giocavano i capi delle due fazioni come claquers, tipo capi ultras per intenderci. Per questo, era necessario intervenire. La sommossa durò, comunque, qualche giorno, e furono assalite le pringioni e distrutti interi quartieri della città. L’imperatore fu addirittura costretto a barricarsi nel suo palazzo, almeno finché non fu messa a tacere dalle armi dei suoi soldati.
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