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“Ma se scavi sotto Roma che pensi de trovacce?” Le scoperte della futura fermata metro C di Piazza Venezia saranno fruibili al pubblico. Di che si tratta?
Prima di costruire una fermata metro o qualsivoglia edificio su Roma, il procedimento, oltre alle autorizzazioni, richiede sempre numerose indagini preliminari. È normale, è la prassi: è la storia antica di Roma a richiedere tutte le accortezze del caso; quella stessa storia che, ogni tanto, riporta alla luce qualcosa. Non la definiremmo di eterna grandezza, altrimenti. Ora, immaginate se, ad essere designato come luogo della futura struttura, fosse il centro storico della città, laddove sorgono, contemporaneamente, i Fori Imperiali e l’Altare della Patria: il risultato, già solo teorico, dovrebbe apparire abbastanza chiaro ad ognuno.
(Fonte: Metro C)
A Roma, non si scava soltanto una galleria in un banalissimo terreno, a Roma ogni scavo è già dentro una gigantesca area archeologica. Che ti aspetti di trovare nell’area compresa tra Piazza Venezia e la contigua Piazza della Madonna di Loreto? Gli addetti ai lavori lo sanno; conoscono, da prima di iniziare, tempistiche e difficoltà: sanno che dovranno fare i conti con straordinari reperti storici. A maggior ragione, tenendo conto del quartiere.
Così, nessuno è rimasto stupito quando, nel 2007, ad appena un anno di scavi, è giunta la notizia di alcuni ritrovamenti archeologici nella Piazza della Madonna di Loreto, una delle probabili discenderie della Stazione Venezia. Si parlava di testimonianze antiche di eccezionale interesse e della necessità di ampliare progressivamente gli scavi, andati avanti infatti per oltre quattro anni, fra il 2007 e il 2011. Non si trattava di qualche anfora o di qualche piccolo reperto, da poter prelevare e porre in un museo. Al contrario, erano state rinvenute la bellezza di tre grandi aule rettangolari, disposte a raggiera, di cui una già nota durante la precedente realizzazione del palazzo delle Assicurazioni Generali.
(Fonte: Romano Impero)
La scoperta ha tuttora dell’incredibile, perché nascosto sotto il manto stradale e riportato in superficie, c’era il celebre Athenaeum dell’Imperatore Adriano, datato II secolo circa. Un complesso di tre stanze, arricchite da decorazioni pavimentali e parietali in marmi policromi che, secondo la Soprintendenza dei beni culturali, sarà valorizzato e reso fruibile agli utenti della stazione-museo della Metro C di Piazza Venezia. Ma a cosa serviva questo spettacolare edificio?
Subito all’attenzione degli esperti, dopo svariate analisi, la conclusione è che le aule, dotate di due ampie gradinate affrontate e di un corridoio centrale, servissero all’esercizio di attività culturali, come discussioni, agoni poetici, riunioni o lezioni di retorica.
(Fonte: archeologiavocidalpassato)
In particolare, letterati, filosofi ed oratori si ponevano al centro della sala, fra le due platee, ed esponevano la loro opinione o opera letteraria, avviando la dissertazione.
(Fonte: archeologiavocidalpassato)
La struttura mantenne questa funzione fino al V secolo, almeno finché il Praefectus Urbi Fabius Felix Passifilus Paulinus pose due statue commemorative nello spazio antistante, come dimostrato dall’ulteriore ritrovo, in ciascuna della due aule, di due basi iscritte dedicate al personaggio. Dopo di che, private dell’originario arredo marmoreo, prima utilizzate come officine di un impianto metallurgico, destinato alla fusione e alla lavorazione delle leghe di rame; poi come nucleo sepolcrale (almeno la centrale), le aule persero via via la loro originaria mansione.
(Fonte: Romano Impero)
A causa del disastroso terremoto del IX secolo, che ne comportò il crollo nella parte superiore, furono seppellite, divenendo piano di calpestio. Sopravvissero, più tardi, come parte delle cantine del cinquecentesco Ospedale dei Fornari (demolito, anch’esso, durante le modifiche urbanistiche, per la realizzazione del monumento del Vittoriano).
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