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Se tutte le strade portano a Roma, di artisti la capitale ne ha visti passare a bizzeffe e, nel corso degli anni, non sono mancati musicisti di successo della portata di Jimi Hendrix! Come dimenticare il suo storico concerto al Brancaccio?
Maggio 1968, tra le uniche date in Italia, del chitarrista più famoso al mondo, spuntano indiscusse quelle di Roma: sono passati cinquant’anni dalla morte di Jimi Hendrix (18 settembre 1970), ma il genio musicale continua ad affascinare e far sognare i giovani di ogni generazione. Sulle corde tese di una Fender Stratocaster (e non solo), rigorosamente con paletta rovesciata perché mancino, Jimi Hendrix ci sa volare, le sue dita scivolano veloci: sembra sia la cosa più naturale del mondo e, forse, per lui lo è! È passato un anno da quando ha dato vita alla sua Experience, Noel Redding al basso e Mitch Mitchell alla batteria, una band a sei mani che riesce a sconvolgere il panorama musicale mondiale, con performance da perdere la testa! Imprevedibile, eclettico, insaziabile, Hendrix atterra a Roma, direttamente da Miami, portando con sé tutta l’irriverenza e la sovversione del rock. Sono anni sfrenati, quelli tutt’intorno, gli eventi si susseguono incessantemente: le rivendicazioni sociali, la ricerca espressiva, le occupazioni universitarie, la guerra in Vietnam e l’assassinio di Martin Luther King. Nella Roma anni’60, le contestazioni non mancano e i sessantottini si scontrano a Valle Giulia con la polizia.
Così Carlo Verdone definisce l’arrivo di Hendrix in città: le due date consecutive al Brancaccio (23-24 Maggio) sono un evento fuori dal comune! Le nuove sonorità oltreoceano, la ribellione, la sfrontatezza sono solo alcune delle caratteristiche che l’artista incarna fiero sul palcoscenico. I titoli sensazionalistici dei giornali lo definiscono “un diabolico brutalizzatore della chitarra” con la permanente in testa, ma l’autore di “Hey Joe” e “Purple Haze” risponde a colpi decisi di amplificatore Marshall. Le strutture della galleria del teatro ondeggiano, l’aria vibra al suono elettrico della chitarra, il pubblico è in visibilio e Jimi Hendrix è infuriato! Un velo di nostalgia e malinconica ammirazione è tutto ciò che resta, insieme ai racconti di qualche fortunato spettatore: nessun materiale cartaceo, se non qualche foto, nessuna ripresa video e nessuna registrazione audio, di quell’indimenticabile concerto. Hendrix alloggia con la band all’Hotel Fleming, albergo subito preso d’assalto da orde di giornalisti, di gente che chiede autografi, fotografie (tutte in macchina fotografica analogica con rullino, che una volta sviluppate devi pregare non siano sfocate!) e la storia di Roma si intreccia con l’icona assoluta della storia del rock in due live unici!
La folle mondanità romana si riunisce tutta intorno al Teatro, nell’impazienza di sentir suonare dal vivo quel musicista eccezionale, ormai consacrato all’eternità. Jimi Hendrix rivoluzionò il modo di suonare la chitarra, esprimendo il suo naturale e incredibile talento nei modi più disparati: persino coi denti, come al Monterey International Pop Festival! E pensare che, poco più che bambino, cominciò a dar sfogo alla sua vocazione su una chitarra a una corda sola, l’unica che poteva permettersi, simile alle “cigar-box guitar” dei poveri bluesman del sud, costruite con scatole di sigari; fino alla prima vera chitarra, regalatagli dal padre, amplificata nella radio a valvole di casa. Jimi Hendrix è stato un autentico prodigio, perciò non stupisce che la storia del rock possa essere divisa in due parti: prima delle superbe distorsioni di Hendrix e dopo; perciò, non stupisce, tutta la frenesia di chi era a Roma in quei giorni! Di parole se ne potrebbero usare sicuramente tante altre e non basterebbero a racchiudere il mito, che è stato è e continuerà ad essere quel musicista dalla chioma arruffata e la chitarra dal ruggito potente!
Un’ultima curiosa notizia però, su quello straordinario evento, vogliamo darvela: salirono sul palco, per aprire il concerto, due dei nomi più famosi della discografia italiana, grandi amici e, allora, anche discreti ballerini…vi diamo due indizi: lui ha scritto “I migliori anni della nostra vita” e a lei hanno sicuramente sempre detto: “Sei bellissima”! Avete indovinato chi sono?
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