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Raffaello Sanzio, la leggenda del Rinascimento

foto di: Immagini prese dal web

Era probabilmente il 28 marzo il giorno in cui nasceva Raffaello Sanzio, il pittore che a causa del suo indescrivibile talento è considerato come una divinità dell’arte che insieme a Leonardo e Michelangelo ha segnato la storia del Rinascimento italiano.

Un talento quasi divino

Probabilmente erano proprio questi i giorni in cui nasceva Raffaello Sanzio, il pittore straordinario che in soli 37 anni è entrato a far parte di quelli che oggi sono i “mostri sacri dell’arte”. Insieme a Michelangelo e Leonardo ha conquistato il periodo rinascimentale ma ha anche aperto la strada a molti giovani che volevano entrare nel mondo dell’arte.

Sin da piccolo l’artista si è rivelato un prodigio della pittura e di conseguenza veniva ricercato da tutti, in modo particolare dai papi. È proprio nei palazzi papali che oggi si trovano le opere più belle di Raffaello che sono un gioiello per gli amanti dell’arte.

I suoi contemporanei lo consideravano poi una specie di divinità, sia a causa del suo incredibile talento che di alcune strane coincidenze sulla sua morte. Curiosamente Raffaello si è spento il Venerdì Santo del 1520, un giorno che per la religione cristiana corrisponde alla morte di Cristo. Pare poi che al momento del suo decesso il cielo sia diventato nero e che poi si sia formata una crepa sul palazzo vaticano, esattamente come era successo secoli fa alla morte di Cristo.

Un omaggio al bello antico e contemporaneo

È considerato il manifesto del Rinascimento ma è anche l’opera più affascinante di Raffaello. “La scuola di Atene” è un meraviglioso affresco che si trova nei Musei vaticani e che è stato commissionato da Papa Giulio II con lo scopo di rendere omaggio al bello. Ovviamente l’obiettivo è stato più che raggiunto da Raffaello che ha saputo rappresentare la bellezza della cultura classica di cui il papato ne è diventato l’erede.

“La scuola di Atene” raffigura infatti un gruppo di sapienti che parlano tra loro in un ambiente favoloso che sembra quasi uscire fuori dal quadro. Tra questi spuntano anche le figure di Aristotele e Platone, due geni della cultura classica. La cosa divertente però è che i due filosofi somigliano molto ai pittori Michelangelo e Leonardo. Di conseguenza l’opera potrebbe essere un omaggio sia al bello antico che a quello contemporaneo.

Il tronfo dell’amore di Galatea ed Aci

Anche il maestoso Palazzo della Farnesina è il custode delle fantastiche opere di Raffaello. I suoi interni ospitano “Il trionfo di Galatea”, un dipinto che pare sia stato tra i primi in Europa a rappresentare una scena della mitologia. La protagonista dell’opera non è infatti una Vergine o una Santa ma la ninfa greca Galatea, che trionfante corre su un carro poiché è riuscita a non farsi sedurre dal terribile Polifemo. Le leggende raccontano che il ciclope era innamorato della bella Galatea che però aveva nel cuore il giovane Aci. Era un piccolo pastore che successivamente era stato ucciso da Polifemo e poi trasformato in un fiume da Zeus. Oggi in Sicilia quel fiume è conosciuto come Aci che fa anche da prefisso a molti paesi del luogo.

Un dipinto tanto meraviglioso quanto spaventoso

In 37 anni Raffaello ha dato vita a tantissime opere ma non è stato il solo ad averci lavorato. Ad affiancarlo c’era infatti un gruppo di lavoro che era costituito dai suoi allievi che aiutavano il pittore a completare i propri dipinti.

Tra queste opere ultimate da più persone c’è “La Trasfigurazione”. Si tratta di un dipinto solenne che oggi è custodito ai Musei Vaticani e che può essere tanto meraviglioso quanto spaventoso. L’opera infatti si può dividere in due scene totalmente diverse tra loro. Una prima scena infatti sembra rappresentare Cristo, che raggiante si mostra agli Apostoli spaventati, mentre una seconda parte del dipinto illustra i poveri apostoli che cercano invano di salvare un ragazzo indemoniato.