Roma al metro, linea A: cosa si può vedere scendendo a Lepanto? | Roma.Com

Roma al metro, linea A: cosa si può vedere scendendo a Lepanto?

Lepanto è la settima stazione della metropolitana linea A di Roma. Si trova nel mezzo del quartiere Prati e custodisce al suo interno tanti piccoli tesori da scoprire.

L’elegante Chiesa di San Gioacchino

Lepanto è una fermata che viene costruita nel 1980 e che si trova all’interno del rione Prati, il più affascinante di tutta la Capitale. È la stazione più vicina allo stadio preferito dai romani, l’Olimpico ed al suo interno custodisce dei piccoli tesori.

Tra questi vi è la Chiesa di San Gioacchino che si trova nei pressi della stazione, in via Pompeo Magni. Questa è stata costruita nel 1881 in onore di San Gioacchino, il padre di Maria, e di Papa Leone XIII che si chiamava anch’esso Gioacchino. È  una costruzione davvero particolare che nasce attraverso la collaborazione di ventisette stati che decidono di offrire qualcosa per realizzare l’edificio.

L’enorme chiesa infatti ospita al suo interno quattordici cappelle, ognuna delle quali è dedicata ad uno stato contribuente. Nella struttura ci sono poi tre grandi navate che sono rette da un’enorme cupola.  Quest’ultima è perforata da delle stelle di cristallo che rendono l’ambiente luminoso e regalano al tempo stesso un’atmosfera suggestiva. Le navate sono poi percorse da delle colonne in granito e bronzo, alcune delle quali sono stati donate dallo zar russo. Un organaro belga ha invece donato un enorme organo che è stato posizionato a lato della chiesa.

Negli anni la struttura è stata poi un punto di rifugio per i forestieri e durante la guerra per gli ebrei. Quando i nazisti occuparono la città di Roma, diversi ebrei vennero fatti nascondere all’interno della Chiesa, tra la volta ed il tetto, all’interno di una piccola stanza. Per diverso tempo quindi rimasero chiusi in questo stanzino mentre il parroco della Chiesa ed alcuni collaboratori portavano loro i beni necessari attraverso una piccola finestra che collegava la struttura con l’esterno.

La maestosa Fontana Mazzini

A pochi minuti dalla stazione Lepanto si trova poi la Piazza Mazzini, un piccolo punto avvolto nel verde nel quale concedersi delle piacevoli passeggiate. Al centro di questa si trova la Fontana Mazzini, una costruzione particolarissima realizzata negli anni ’30 che incanta chiunque ci passi davanti. Si tratta di una vasca immensa a forma di ottagono, collegata con l’acquedotto più grande della città, ai cui angoli ci sono delle colonne la cui base è a forma di drago marino. Sopra di queste ci sono delle maestose aquile che proteggono l’enorme struttura.

A decorare maggiormente le colonne della fontana ci sono poi delle conchiglie, che sono cinque e gettano l’acqua come se insieme fossero una piccola cascata, circondata da degli animali che anche questi riversano l’acqua.

Si tratta quindi di un piccolo paradiso per gli occhi, che viene arricchito dai mosaici che si trovano nel pavimento della piazza e da alcune piccole fontanelle che si trovano alle estremità della vasca maggiore, che sono un perfetto abbeveratoio per le persone e gli animali.

Castel Sant’Angelo ed il suo “passetto”

Lepanto si trova poi nei pressi di Castel Sant’Angelo, il mausoleo che custodisce il corpo dell’Imperatore Adriano. Oggi la struttura è la residenza estiva del Papa ma anche un bellissimo museo che custodisce al suo interno diverse opere d’arte e alcuni cimeli appartenenti all’Esercito italiano.

Questo ha al suo interno un corridoio chiamato “passetto” che viene aperto in alcuni momenti dell’anno e che collega il castello con il Vaticano. In casi di estremo pericolo questo può essere un’ottima via di fuga per il Papa che può scappare dalla su residenza quotidiana verso la fortezza.

Nella storia soltanto per due volte il Papa è passato obbligatoriamente verso il passetto. Il primo è stato Alessandro Borgia nel 1494 per difendersi dalle truppe di Carlo VIII di Francia, il secondo invece è stato Clemente VII durante il sacco di Roma nel 1527. Si racconta addirittura che il Papa per la delusione in quell’occasione si lasciò crescere la barba senza più raderla.

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