I Lupercalia: l’antica festa romana tra riti e leggenda
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Roma si sa, oltre a essere stata la capitale dell’Impero Romano è stata sempre meta di pellegrinaggio per intellettuali e poeti di tutto il mondo; soprattutto tra il ‘700 e l’800, l’Urbe era la una tappa fondamentale del Grand Tour, ma chi sono Keats e Shelley?
Chiunque sia di Roma non può non conoscere almeno il nome di questi due grandi poeti del romanticismo inglese. Le due personalità che oggi vengono ricordate sempre insieme, a testimonianza della loro sfortunata sorte comune, non sono sempre state legate. La nostra bellissima capitale però, poco prima degli anni ’20 dell’800, è stata la sede dell’incontro di queste due giovani anime sensibili unite dal desiderio e dalla voglia di diventare due scrittori di fama. Questo obiettivo è stato raggiunto, tanto che oggi sono ricordati come due dei più grandi e influenti autori della seconda generazione romantica di poeti inglesi e le loro vicende personali sembrano proprio quelle di due personaggi di un romanzo dell’epoca.
Per John Keats, Roma rappresentava la sua ultima speranza di rimanere in vita. Nato a Londra, nel 1795, il poeta inglese si ammala da giovane di tubercolosi, una delle malattie più diffuse e pericolose dell’epoca. Una delle strategie che la medicina dell’epoca adottava per accompagnare e magari sperare nella guarigione del paziente era quella di trasferire i malati in zone meno umide rispetto al clima inglese e meta privilegiata di questi soggiorni era appunto l’Italia, con il suo clima mite e mediterraneo. Il 13 marzo del 1820 Keats si decide e lascia la sua amata Inghilterra per approdare a Napoli e poi trasferirsi a Roma. L’arrivo nella Capitale però, dopo varie vicissitudini è registrato solamente il 14 novembre dello stesso anno. Il suo stato d’animo è pessimo e ormai sente che la malattia non gli lascerà scampo. Scrive infatti in una sua lettera:
«Ho la sensazione continua che la mia vita reale sia già passata, e di star quindi conducendo un’esistenza postuma»
Purtroppo le sue impressioni sono corrette e appena 3 mesi dopo il suo arrivo a Roma, John Keats muore a causa della sua malattia.
Diversa è la vicenda di Shelley invece che dall’Inghilterra fugge per dissidi con la sua famiglia e probabilmente per rimorsi dettati dall’aver abbandonato la sua prima moglie. L’Italia è il luogo dove il poeta inglese, insieme alla sua seconda moglie, cerca di iniziare una nuova vita, peregrinando e muovendosi per varie città: Venezia, Roma, Napoli, Firenze e molti altri luoghi offrono ospitalità allo scrittore. Nella capitale frequenta Keats e cercherà in ogni modo di essere al suo fianco, per alleviare il dolore e il decorso mortale della tubercolosi. Morto il suo amico, Shelley continua a viaggiare per l’Italia, trovando però la morte un anno dopo quella di Keats, a causa di un naufragio a largo di Livorno.
Entrambi i poeti vennero seppelliti in uno dei luoghi più suggestivi di Roma, il cimitero acattolico a Testaccio posto dietro la Piramide Cestia. Lì trovano l’eterno riposo i due scrittori, ma questo non è il solo luogo che li ricorda. Se guardiamo Piazza di Spagna avendo davanti a noi la famosa Barcaccia di Bernini e alle spalle via del Corso, scorgiamo sulla destra della scalinata un palazzetto colorato di rosso. Quella era la casa di John Keats durante il suo soggiorno romano e lì oggi sorge una casa museo in cui si narra vaghino i loro fantasmi e che raccoglie tutti gli effetti personali superstiti dei due poeti e non solo: questo infatti si può considerare una sorta di sancta sanctorum della letteratura inglese romantica, dato che al suo interno sono conservati anche una ciocca di capelli di John Milton, una maschera di carnevale in cera di Lord Byron, manoscritti di Oscar Wilde e anche reperti di scrittori non inglesi come Jorge Luis Borges e Walt Whitman. Insomma un luogo dove commemorare la poesia inglese e mondiale e lasciarsi ispirare dalla letteratura e dalla scrittura romantica.
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