Roma al metro, linea A: alla scoperta di Anagnina
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La rubrica per turisti metropolitani continua con la stazione Malatesta della linea C, situata sotto Piazza Roberto Malatesta, nel cuore del quartiere Prenestino-Labicano.
La fermata Malatesta dispone di tre accessi, due sul lato nord della piazza, in corrispondenza del capolinea degli autobus urbani, e uno a est, nello spartitraffico situato all’incrocio con via Roberto Malatesta. La piazza ipogea, raggiungibile dal piano stradale attraverso una scala in travertino, dispone di un atrio intermedio della stazione, realizzato appositamente per ospitare attività commerciali ed eventi culturali. Il progetto definitivo della stazione prevedeva ulteriori interventi di riqualificazione della piazza che non furono però mai realizzati. I lavori di costruzione sono durati circa otto anni: i cantieri sono iniziati nell’aprile 2007 e si sono conclusi a gennaio 2015; ultimata e affidata alla società di trasporto pubblico romana ATAC per il pre-esercizio il 12 maggio 2015, la stazione è stata aperta al pubblico e operativa a partire dal 29 giugno 2015, insieme alle altre stazioni della tratta Mirti-Lodi.
La basilica sotterranea di Porta Maggiore è forse uno dei luoghi meno conosciuti e più suggestivi tra i siti da visitare se si scende alla fermata metro di Malatesta. Vicinissima a Porta Maggiore, la basilica di età tiberiana o claudia (tra il 14 ed il 54 d.C.) è stata scoperta casualmente il 23 aprile 1917, in seguito al cedimento di una volta della basilica, sulla quale si stava costruendo il viadotto ferroviario che avrebbe collegato l’area alla stazione Termini e, a livello stradale, la linea tramviaria che serve i quartieri situati lungo la via Prenestina. Secondo alcuni studiosi, la Basilica di Porta Maggiore è la più antica basilica pagana di tutto l’Occidente e sarebbe stata costruita da Tito Statilio Sauro, esponente della gens degli Statili, che aveva ampi possedimenti nell’area di Porta Maggiore e sulla via Prenestina, collaboratore stretto dell’imperatore Augusto e console nell’11 d.C. Altri esperti invece attribuiscono la sua costruzione a Tito Statilio Tauro, pronipote del precedente, suicidatosi nel 53 d.C. per non subire l’onta del processo per empietà in cui lo aveva trascinato Agrippina, madre di Nerone. Questo ci ricollega alla funzione della basilica: era con molta probabilità effettivamente legata a una setta mistico-esoterica, non si è certi se adoperata solo come basilica funeraria o anche come tempio neopitagorico. Il mistero attorno alla funzione di questa antica costruzione ipogea ha fatto nascere leggende sul suo conto: dimora di fantasmi e sede di celebrazioni di magia nera, è indiscusso il fascino di questo piccolo tempio dai soffitti stuccati con scene tratte dalla mitologia greca. La basilica è visitabile, dalla fine dell’aprile 2015, esclusivamente in alcune designate domeniche dell’anno e previa prenotazione.
Con una superficie di circa 12 ettari, Villa De Sanctis è uno dei parchi urbani più belli del quartiere Casilino-Labicano. I primi tre ettari furono inaugurati il 5 novembre 1994, nella zona delimitata dall’angolo tra via Casilina e via dei Gordiani, dopo un’odissea burocratica di oltre cinquant’anni. Infatti, il momento del lascito testamentario di Filippo de Sanctis all’Ente Comunale Assistenza di Roma della sua proprietà composta dalla villa omonima e dal relativo fondo rustico della superficie di 12 ettari risaliva al lontano 25 novembre 1942. Dopo il completamento del passaggio di proprietà, ultimato solo nel 1950, ulteriori accertamenti rilevarono che la proprietà era stata affittata ad un privato, per cui non può effettivamente prenderne possesso sino alla scadenza del contratto. Solo dopo decenni di battaglie legali il Comune è riuscito a entrare in reale possesso dell’area, occupata irregolarmente, a causa di una concatenazione di affitti e subaffitti, da alcuni depositi di auto in demolizione, depositi di materiale edile, un circolo sportivo, orti e frutteti e persino un ristorante. Successivamente allo sgombero dell’area viene realizzato un campo giochi attrezzato per bambini, e restaurata una perla compresa nel verde: il mausoleo di Elena, uno dei più fulgidi esempi di architettura romana paleocristiana, costruito dall’imperatore Costantino I tra il 326 e il 330, originariamente destinato a servire da sepoltura per lo stesso Costantino, poi utilizzato come sepolcro per Flavia Giulia Elena, madre dell’imperatore, morta nel 328.
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