Caricamento...

Roma al Metro: Laurentina, al capolinea sud della linea B

foto di: Immagini prese dal web

Proseguiamo con il secondo articolo per la nostra rubrica Roma al Metro, che vi permette di sapere cosa vale la pena visitare nei dintorni della fermata della metropolitana della città eterna alla quale deciderete di scendere dal treno. Dopo aver visto cosa offre Battistini, il capolinea nord-occidentale della linea A, la nostra tappa successiva è Laurentina, ultima fermata a sud della linea B della metropolitana di Roma.

 

Storia dello Scalo Merci

Situata nel quartiere Giuliano-Dalmata all’incrocio tra via Laurentina, da cui il nome, e via di Vigna Murata, si trova a poca distanza dal quartiere EUR. Il primo progetto della linea metropolitana fu iniziato durante il regime fascista, allo scopo di offrire un collegamento rapido tra la stazione centrale di Roma Termini e il quartiere E42 (l’odierno EUR), dove avrebbe dovuto aver luogo l’Esposizione Universale del 1942. Il capolinea Laurentina fu progettato dunque negli anni Trenta come scalo merci della tratta finale della ferrovia metropolitana. Nel dopoguerra si decise di abbandonare il progetto dello scalo merci e di rendere Laurentina una vera e propria stazione, principalmente per due motivi: il primo era la sua posizione su una delle strade più importanti e trafficate della viabilità romana; il secondo era legato all’affluenza sempre crescente di migliaia di pendolari e lavoratori in quell’area, poiché vicinissima al quartiere EUR che andava affermandosi come snodo finanziario della Capitale. La stazione venne chiusa sul finire degli anni Ottanta per permettere lo svolgimento dei lavori di ristrutturazione, limitando la linea B a EUR Fermi, e si conclusero nel 1990. Ci vollero ancora quattordici anni, però, affinché si compiesse totalmente la realizzazione del progetto originale; basti pensare che il nuovissimo capolinea per gli autobus iniziò a essere utilizzato solo dal 2004.

 

Luoghi d’interesse nei dintorni di Laurentina

Vicinissima all’Ospedale Sant’Eugenio e all’Archivio Centrale dello Stato, il capolinea della linea B è una zona piuttosto trafficata e decisamente moderna, tanto che non si direbbe che sorge su una delle vie consolari più antiche di Roma. La via Laurentina, infatti, era nota come via delle Tre Fontane (dal nome dell’Abbazia che vi sorge, di cui diremo più avanti) nel suo primo tratto; era larga tra gli otto e i sei metri e collegava il centro dell’Urbe con Laurentum, località italica scomparsa già nella tarda età repubblicana e al quale doveva il suo nome. Dimenticata per secoli, a partire dal V, dalle testimonianze di storici e geografi, il nome della via Laurentina ricompare solo nel XVI secolo nella cartografia dell’agro romano. Nel 2018, gli scavi per la costruzione di un distributore di benzina nel quartiere Mostacciano hanno portato all’emersione di una porzione dell’antica via consolare Laurentina, nel suolo di un’indagine preventiva su via di Acqua Acetosa Ostiense, tra la Pontina e la Cristoforo Colombo.

 

L’Abbazia delle Tre Fontane

Molto suggestiva e dalla bellezza contemplativa è l’abbazia delle Tre Fontane, posta su via Laurentina: si tratta dell’unico complesso religioso tenuto a Roma dai trappisti che abbia il titolo di abbazia. Passato dai cluniacensi ai cistercensi, il monastero è abitato ancora oggi dai monaci trappisti cistercensi, ordine al quale venne affidata a seguito dei grandi lavori di restauro che Papa Pio IX fu in grado di finanziare grazie alle entrate garantite dal Giubileo straordinario indetto nel 1867 per il diciottesimo centenario del martirio di Pietro e Paolo. Il complesso ingloba la chiesa abbaziale fortificata dedicata a Sant’Anastasio, il portale detto Arco di Carlo Magno, la Chiesa di Santa Maria Scala Coeli e, infine, la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane. Il nome del luogo deriva proprio da una pagina della storia di San Paolo: secondo la leggenda, il santo sarebbe stato decapitato proprio qui, nella valle in località Acque Salvie, e la sua testa mozzata sarebbe rimbalzata tre volte producendo miracolosamente uno zampillo d’acqua di fonte a ogni caduta al suolo.