La Fontana della Botticella, il simbolo di un mestiere e di un vecchio porto
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Roma è i suoi monumenti; Roma è il suo caos perenne; Roma è la sua storia. Una storia non sempre riportata in luce, spesso anzi dimenticata, lasciata alla mercé del tempo, della natura e dell’usura. Come quella di alcuni suoi palazzi, divenuti ormai spazi vuoti e abbandonati…quanti e quali sono i palazzi dimenticati della capitale?
Roma è una delle città più belle al mondo e questo nessuno può metterlo in discussione, ma tra i suoi meravigliosi patrimoni artistici, si celano alcune architetture purtroppo lasciate all’abbandono, erose dallo scorrere del tempo e talmente dimenticate da passare inosservate. Cinema, scuole, fabbriche o semplici residenze: tante potevano essere le funzioni di queste strutture ormai in rovina, abitate per lo più dal vuoto e dalla natura incolta che negli anni ha cercato di riprendersi gli spazi negati. La nostra stessa regione ne è piena, a partire dalla bellissima Villa Ponam di Rieti, uno degli esempi più riusciti di architettura privata tardo-barocca del Lazio. Secondo alcune stime, pare che solo la capitale ne possegga oltre 160. Dove si trovano? Quali sono i palazzi abbandonati di Roma? Con quest’articolo ne vedremo insieme qualcuno!
Partendo dal centro, da un censimento di qualche anno fa, sembrerebbero almeno 20 gli impianti abbandonati, nei pressi del centro storico di Roma.
In via Sicilia ad esempio, a due passi da Villa Borghese e da via Veneto, salta all’occhio il vecchio Teatro delle Arti, un pezzo di storia, per la corrente avanguardista romana, connessa all’intento di far incontrare tra loro svariate discipline artistiche, dalla danza al canto, dalla musica alla poesia. Inaugurato intorno agli anni ’30, e precorritore nella scelta di ospitare le opere di molti autori all’epoca sconosciuti o ancora poco noti in Italia, come lo scrittore drammaturgo tedesco Brecht, questo teatro fu tra i più futuristi della penisola, merito anche del regista che lo dirigeva, tale Giulio Bragaglia, esponente di spicco del teatro d’avanguardia italiano. Un pilastro, insomma, che viene lasciato a se stesso da più di trent’anni.
(Fonte: Scomodo)
E che dire delle recenti battaglie dei cittadini del Rione Esquilino per l’ex cinema Apollo? Capolavoro liberty dei primi anni del ‘900, allora adibito a cinema a luci rosse, la terza fase, dunque la sua finale messa a punto, sembra essere sempre tanto lontana, causa la solita mancanza di fondi, nonostante il cantiere vada avanti da tempo e veda concluse la bonifica interna e la prima copertura per la presenza di amianto.
(Fonte: Esquilino’s Weblog)
Ruderi incolti, infine, l’antico castello e il vecchio mulino della Cervelletta, databili intorno all’anno mille del Medioevo e passati di mano in mano prima agli Sforza, poi al Cardinale Scipione Borghese e infine alla famiglia Salviati. Sebbene opera di incredibile fascino, anche questa tenuta, situata nella Riserva naturale Valle dell’Aniene, nell’area dell’Agro Romano denominata Tor Cervara, è in disuso ormai da moltissimi anni. Pensate che, in passato, era addirittura considerata uno dei più importanti centri di produzione agraria della campagna romana.
(Fonte: Wikipedia)
E, un po’ come fa oggi la Nuvola all’EUR con la vaccinazione anti-covid, anche questa struttura fu adibita a fine ‘800 a stazione sanitaria sperimentale per l’utilizzo del chinino nella profilassi e nella cura della malaria. Tra gli ospiti di questo castello, in quel periodo, anche il medico immunologo Angelo Celli, assoluto protagonista nella lotta alla malattia e all’analfabetismo delle campagne.
Peccato che, dal dopoguerra in poi, il casale vide profilarsi il lento declino.
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