La macchina del caffè istantaneo fu brevettata a novembre del 1884, ma dove si può bere il caffè più buono di Roma?
La storia del caffè
La storia del caffè in Italia affonda le sue radici in un periodo e un luogo preciso. È il 1570 quando, a Venezia, un padovano, tale Prospero Alpino, fa ritorno dall’Oriente con alcuni sacchi, pieni di chicchi neri, da cui è possibile ricavare una particolare bevanda. Inizialmente venduta in farmacia a prezzi piuttosto elevati, la bevanda scura estratta da quei chicchi attrae soprattutto chi può permettersela, dunque le famiglie più abbienti. E, tuttavia, il successo è dietro l’angolo e, in poco tempo, aumentano le botteghe in cui trovarla, sotto e intorno ai portici di Piazza San Marco, fino ad arrivare alla cifra di 218 botteghe (solo a Venezia) nel 1763.
Ovviamente, per la classica legge di mercato, se aumenta l’offerta il prezzo cala e le persone cominciano a darsi appuntamento, per fare due chiacchiere, davanti ad una tazzina di caffè. La bevanda, dunque, comincia ad essere associata a momenti conviviali e familiari. Di qui, la necessità di produrne molto e in poco tempo diventa impellente per i locali. Soprattutto, diventa importante per il proprietario di un Caffè in centro a Torino, Angelo Moriondo.
Il caffè istantaneo
Nel 1884 viene inventata la prima macchina per il caffè istantaneo, registrata con brevetto il 20 novembre. Non siamo ancora alla macchina per il caffè espresso (diverso dall’istantaneo, soprattutto perché più cremoso ed aromatizzato), ma basterà attendere meno di vent’anni, perché il milanese Luigi Bezzera ne brevetterà la prima. Certo, il caffè non è ancora perfetto, certo diversissimo da quello che noi conosciamo oggi, ma comincia ad avvicinarsi al nostro. E, infatti, soltanto trent’anni dopo (1938), ancora una volta per affinare la tecnica di produzione del caffè, sempre un milanese, il barista Achille Gaggia sostituisce la tecnologia del vapore, propria delle macchine dell’epoca, con un sistema di pistoni che spinge l’acqua calda attraverso la polvere di caffè, che quindi raggiunge quella che ancor oggi consideriamo la sua giusta consistenza e il suo giusto sapore. Ma qual è il caffè più buono di Roma?
Qual è il caffè più buono di Roma?
Non è facile dire quale sia il caffè migliore di Roma, un po’ come ogni cosa ognuno al suo: de gustibus non est disputandum, come direbbero gli antichi. Tuttavia, noi ve ne indichiamo tre, quelli che secondo la nostra ricerca riescono a mettere d’accordo un po’ tutti.
Quando si parla di caffè a Roma, non si possono non menzionare, allora: il Caffè di Sant’Eustachio, a due passi dal centro, nella piazza omonima e dietro al Pantheon; La Casa del caffè Tazza d’oro, in via degli orfani e anch’essa molto vicina al Pantheon; e il Caffè di Castroni, famiglia romana che, da via Cola di Rienzo, ha poi aperto altri punti in giro per la città.
Una curiosità riguarda, infine, il caffè più buono al mondo: la sfida infatti non appartiene all’Italia, come si potrebbe pensare, nonostante la nostra lunga tradizione d’eccellenza nel prepararlo, unico com’è (si pensi al Caffè del Professore di Napoli, ad esempio), ma ad altri paesi lontanissimi fra loro: il Guatemala e la Thailandia; la Colombia, la Giamaica e, ancor di più l’Indonesia, col suo Kopi Luwak.
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