Carmentalia, un’antica celebrazione di sapienza e profezia
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Il tempo si muove, il tempo è un divenire: questo sembrano dire le opere di Marina Bindella e della sua personale a Roma. Conosciamo meglio l’artista e il suo lavoro…
La prima personale di Marina Bindella risale al 1980. Nata a Perugia e oggi docente all’Accademia delle Belle Arti di Roma, in Xilografia e progettazione del Libro d’Artista, l’artista presenta nella capitale una mostra d’immagini che evocano il cosmo interno ed esterno del soggetto, in un gioco che richiama insieme la dimensione universale e psichica dell’individuo.
Con una lunga esperienza xilografica alle spalle (incisioni), dal 5 febbraio al 5 marzo 2022 è possibile immergersi nell’arte di Bindella presso la Galleria HyunnArt Studio in viale Manzoni, 85/87.
Cosa potete vedere? All’interno dello spazio espositivo, sono sistemate cinque opere di grandi dimensioni e altre di dimensioni più ridotte, realizzate con le più disparate tecniche: olio e tecnica mista su forex, olio e graffito su tavola, acquerello e xilografia.
Come sottolinea la curatrice, Paola Bonani, si potrebbero definire le opere di Marina Bindella come dei passaggi. L’osservatore resta incantato di fronte alle forme sapientemente realizzate dalla mano creativa dell’artista.
Tra linee, segmenti, curve ed onde, i piani di senso e di percezione si stratificano talmente tanto da restituire al nostro sguardo la sensazione di un continuo divenire, un continuo darsi del tempo, nel tempo. È la richiesta di un impegno, quella che Marina fa allo spettatore, e non solo percettivo ma emotivo.
Il fruitore che segue la fluttuazione e l’oscillazione della forma, nelle opere di Vortex Temporis (questo il nome delle mostra), stringe un patto con l’artista: un patto di tempo. “Sei disposto a fermarti e a osservarmi?“, sembrano dire i celesti dell’acquerello o i neri, o i tratti illuminati da sprazzi di bianco puro dei lavori di Bindella. La sfida diventa allora un esercizio, per noi e per il nostro sguardo. Un compito potenzialmente infinito di scoperta, di qualcosa che è coperto e s-coperto continuamente.
Ma guardiamo più da vicino lo strumento artistico prediletto dell’artista perugina. La xilografia, anche detta silografia, è una tecnica di stampa in rilievo che affonda le sue radici in tempi davvero remoti. Già gli egiziani nel V-VI secolo d.c. pare la utilizzassero. Si tratta dell’antenata rudimentale della stampa con torchio, tramite pressatura o a mano.
Intagliando una tavoletta, a mo’ di matrice, e intingendola nell’inchiostro si può riprodurre la forma speculare su un’altra superficie. In Egitto sono state rinvenute matrici di questo tipo, probabilmente utilizzate per disegnare tessuti, di antichissima data.
Sembra che la silografia fosse nota anche in Cina, anzi qui fu sperimentata la prima volta. Con l’invenzione della carta, poi, questa speciale stampa raggiunse il suo periodo di massimo splendore. Pensate che si riuscirono a realizzare, grazie alla xilografia, interi libri! Più tardi, l’arte dell’intaglio del legno si fece sempre più raffinata, divenendo una vera e propria arte e non solo un mezzo per “stampare” giornali. Fino ad arrivare a oggi, e al recupero che ne ha fatto l’orizzonte artistico contemporaneo.
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