“Ariconsolate co’ l’aglietto”, l’invito all’ottimismo delle campagne
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Dietro le sue parole si nasconde un consiglio che permette di vivere la vita con maggiore ottimismo, ma anche un messaggio che ha dell’esoterico. Conoscevi questo modo di dire?
Tutto può insegnare qualcosa nella vita, perfino i modi di dire. Sono un insieme di parole che nasce dall’esperienza delle persone e che spesso regala dei suggerimenti che si rivelano molto utili perché permettono di vivere meglio ogni giorno.
Anche “Beato chi c’ha n’occhio” fa parte di questi, perché insegna che nella vita bisogna ritenersi sempre fortunati per ciò che si ha. Ecco però qual è il suo significato.
È un particolare modo di dire che appartiene al proverbio romanesco “In tera de ciechi, beato chi c’ha n’occhio” e che in italiano viene tradotto con “Nella terra dei ciechi è fortunato chi ha un occhio”.
È un invito all’apprezzare ciò che si ha e a guardare sempre il bicchiere mezzo pieno, soprattutto nei momenti peggiori, in cui è difficile pensare positivo. Soprattutto in quei casi infatti nulla è da sottovalutare e tutto può essere considerato un dono, per quanto esso possa sembrare insignificante. Perché in un mondo nel quale regna la cecità, perfino un solo occhio può essere qualcosa di grande valore.
Questo è quindi il significato più classico di “beato chi c’ha n’occhio”, ma sembra che non sia l’unico e che ce ne sia quindi un altro, sebbene questo sia molto più esoterico.
In questo caso l’occhio del modo di dire indica il “terzo occhio“, che permette di vedere le cose in modo diverso rispetto a come la vede una persona normale, che corrisponde all'”accecato”. Pare poi che chi ha questo terzo occhio abbia il compito di guidare chi non lo ha.
Che insolita interpretazione. Sicuramente è molto più comune la classica!
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