Il sogno di Ulisse Aldrovandi in mostra al Museo di Zoologia di Roma
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Segnava la fine delle attività militari e nei campi, di conseguenza i romani gli erano particolarmente legati. Ma in cosa consisteva esattamente?
Si svolgeva ogni anno in Campo Marzio, in un punto di Roma che un tempo faceva da arena per le corse con i cavalli e che era totalmente dedicato a Marte, il dio della guerra. Era una festa a cui i romani erano particolarmente legati, perché determinava l’inizio di un lungo periodo di riposo e soprattutto la fine della stagione militare e agricola.
Con l’arrivo del freddo dell’autunno i romani a partire da questa giornata interrompevano ogni loro attività sia nei campi agricoli che in quelli di battaglia, per poter riposare e per godere dei frutti del raccolto e della vendemmia fino all’inizio dell’anno successivo. Di conseguenza era per loro un momento davvero importante, che veniva infatti celebrato con un rituale.
Quello che si svolgeva al momento dell”October Equus” non era un rito molto diverso da quello che veniva praticato durante le altre feste previste nel calendario romano, ma era comunque molto particolare. Prevedeva il sacrificio di un animale, ovvero di un cavallo, che veniva prima trafitto con una lancia e privato poi della coda, che serviva ad alimentare il fuoco sacro.
Anche la testa veniva separata poi dal corpo, ma a differenza della coda, veniva contesa in una lotta tra due quartieri della città e infine consegnata al vincitore come se fosse un trofeo.
Il cavallo che veniva quindi sacrificato era per i romani “un animale speciale”, perché prendeva parte a un sacrificio molto importante per i romani. Veniva infatti scelto tra un gruppo di cavalli dopo una lunga corsa.
L’October Equus prevedeva che un gruppo di cavalli corresse a Campo Marzio trainando delle bighe, perché poi il vincitore sarebbe stato poi scelto per prendere parte al sacrificio che lo avrebbe ucciso. A essere trafitto dalla lancia era infatti il cavallo della biga vincente che si trovava a destra del carro.
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