Turisti nella Capitale: I poteri forti
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È la fontana più grande di Roma ed è incastonata nella piazza che ne porta il nome. Fontana di Trevi accoglie ogni anno migliaia di visitatori. Qual è la sua storia? Quali sono le curiosità legate ad uno dei luoghi simbolo più celebri di Roma?
È dal 1762, giorno della sua inaugurazione, che Fontana di Trevi chiama sé interi sciami di turisti. Per costruirla, papa Clemente XII nel 1731 indisse persino un concorso! Alla fine, però, dopo svariati passaggi di mano, toccò a Pietro Bracci e suo figlio Virgilio portarne a termine i lavori, intorno al 1759.
(Fonte: Vatican rooms Cipro)
La storia della fontana più nota della capitale poggia, oltre che sulla facciata di Palazzo Poli, sulla storia di un antico acquedotto. Si chiamava Acqua Virgo, ovvero acquedotto dell’Acqua Vergine, e risaliva ai tempi dell’imperatore Augusto. Marco Vipsanio Agrippa, suo genero, ne aveva voluto l’appalto (così diremmo oggi) per alimentare delle terme. Lo stesso architetto del Pantheon, per intenderci. Si trattava di un acquedotto sotterraneo lungo più o meno venti chilometri. Una struttura che, ancor oggi attiva, nei suoi oltre duemila anni si qualifica come la più antica di Roma, nel suo genere. Tanto che, sebbene compromessa da qualche assedio, come quello dei Goti intorno al 537, non perse mai la sua importanza e il uso. Durante il Medioevo, in particolare intorno al 1410, nel punto terminale dell’Acqua Virgo, un incrocio (nella lingua dell’epoca, Treio, “tre vie”) sul lato orientale del colle Quirinale, venne realizzata una prima fontana a tre bocche. La piazza ancora non era come la vediamo noi oggi.
E infatti nel XVII secolo fu papa Urbano VIII a chiedere a Gian Lorenzo Bernini di occuparsene. Lo scultore, nel 1640, progettò di trasformare il trivio e la fontana in uno spazio scenografico senza pari, visibile pure dall’allora residenza pontificia di Palazzo del Quirinale. Senza neanche aspettarne l’autorizzazione, diede avvio a quei lavori ambiziosi, utilizzando, tra l’altro, il beneficio finanziario di una tassa sul vino particolarmente sgradita ai romani. L’incontro di quelle tre vie doveva dar vita, secondo la sua idea, a un’enorme mostra d’acqua. Ampliò quindi il perimetro di quel luogo, lo allineò nella forma odierna e ribaltò ortogonalmente la fontana preesistente. Tuttavia, i fondi previsti alla realizzazione di questa incredibile opera strutturale cominciarono a scarseggiare e il cantiere venne bloccato (stamo sempre a Roma eh).
(Fonte: Claudia Viggiani)
Per molti anni, su Fontana di Trevi gravarono interrogativi e proposte. Divenne persino tema centrale di molti concorsi e ovviamente scopo di molti architetti. Almeno, fino ai suddetti anni ’30 del 1700. Quando, tramite una selezione, furono scelti i disegni dell’architetto Nicola Salvi. Più economico rispetto agli altri, il suo progetto non solo si proponeva in continuità con la linea berniniana, ma s’inseriva sulla scia di quel monumentalismo classicista tanto caro a papa Clemente XII. Per la ristrutturazione, vennero stanziati 17 647 scudi e sapete come furono raccolti? Reintroducendo a Roma il gioco del lotto! Eppure, neanche questa volta, l’opera, forse considerata non così grandiosa, né di così veloce realizzazione, fu conclusa. Finalmente ultimata durante il pontificato di papa Clemente XIII, per mano della famiglia Bracci, la fontana fu restituita al pubblico in tutta la sua bellezza il 22 maggio del 1762. Era la terza (e ultima) inaugurazione! Chissà se è nato qui il detto nun c’è due senza tre!
Quante volte ci siete andati a gettare le monetine, perché porta bene? Mi raccomando, girati di spalle e con gli occhi chiusi, sennò non vale! Ogni anno, dal bacino della fontana vengono recuperati circa 3.000 euro al giorno. Una somma che il comune di Roma utilizza a scopo benefico. Cercare la fortuna, lanciando qualche spiccio nella Fontana di Trevi, insomma, vi permetterà, in un certo senso, di far del bene. I soldi raccolti, infatti, sono destinati alla Caritas: alla sovvenzione di un supermercato a basso prezzo, dedicato ai bisognosi di Roma. Ma vi siete mai chiesti come nasce quest’usanza? Come ogni curiosa consuetudine romana, anche il gesto di tirare le monete, a Fontana di Trevi, non nasce per caso. Dovete sapere che, anticamente, l’acqua di questo luogo era considerata sacra. Per questo motivo, Agrippa scelse di collegarlo alle sue terme. Secondo la leggenda, la fonte dell’Acqua Virgo era stata indicata a lui e ai suoi soldati assetati, di ritorno da uno dei tanti incarichi, da una vergine. Certo, non era salata come ora, per proteggerne il marmo! Nel tempo, poi, a questo racconto se ne affiancò un altro ancora. Al lato della Fontana di Trevi, se vi capiterà di andarci, troverete un’altra fontanella. Si chiama Fonte degli innamorati e pare che, in passato, le ragazze dessero da bere qui ai loro fidanzati.
(Fonte: ParlandoSparlando)
Come per l’acqua della Fontana di Trevi, anche l’acqua di questa piccola fonte era considerata di buon auspicio. Bevuta dai giovani, prima della loro partenza in guerra, si credeva ne avrebbe assicurato il ritorno a casa. E vogliamo parlare dell’asso di coppe, come lo chiamano i romani, posizionato al lato di Fontana di Trevi?
(Fonte: Twitter)
Pare che Salvi lo fece costruire per coprire la visuale della fontana in costruzione al negozio di un barbiere che non faceva altro che criticarne le fattezze! Gli esperti, infatti, spiegano che non si tratta di una coppa, ma del contenitore che i barbieri del tempo utilizzavano per riporre gli strumenti del mestiere.
Infine, vi siete mai chiesti perché a questo monumento non si avvicinano gli uccelli? Pensate ai gabbiani o ai piccioni che infestano continuamente le altre sculture della città. Qui, questo non accade e per una semplice motivazione: perché la struttura è elettrificata. Le piccole scariche elettriche, ovviamente, non recano danno ai volatili, servono soltanto a spaventarli e a salvaguardare la pulizia della meravigliosa Fontana di Trevi.
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