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Il 18 novembre del 1626, veniva consacrata finalmente la Basilica di San Pietro, dopo oltre un secolo però: perché? E chi era Papa Urbano VIII?
La storia della Basilica di San Pietro affonda le sue radici nel IV secolo. È in quegli anni che con l’Editto di Costantino terminano le persecuzioni cristiane, e l’imperatore decide di far costruire una basilica, per il culto degli stessi, laddove era sepolto il possessore delle chiavi, appunto San Pietro. Esattamente al posto del circo di Nerone. Luogo di pellegrinaggio durante l’Alto medioevo tuttavia, soltanto nel 1506 si decise di dar nuova vita a quello spazio. Quando, Papa Giulio II ne commissionò il progetto all’architetto Domenico Bramante. Di lì, passò poi velocemente nelle mani di Raffaello Sanzio, in quelle di Antonio da Sangallo il giovane e infine in quelle di Michelangelo Buonarroti. Che non solo ne ridisegnò l’antica struttura, semplificandone di molto il perimetro, ma ne eliminò persino alcune parti (come le sagrestie con le torri volute dal Bramante), aggiungendone altre di maggiore respiro e grandiosità: una fra tutte, la cupola.
Ci volle quasi un secolo, per arrivare all’attuale meraviglioso edificio che, ci si dispiega davanti, quando s’arriva al Vaticano: un po’ per i passaggi di mano e un po’ per i vari aggiustamenti fatti via via che l’area prendeva forma. I lavori terminano in parte, però, nel 1602, grazie a Domingo Fontana e Jacopo de la Porta. Ora, restavano solo la facciata, gli interni e la piazza antistante: la prima realizzata definitivamente nel 1612; la seconda affidata prima al Maderno, poi al Bernini e conclusa intorno al 1629; la terza addirittura intorno 1667, sempre su progetto del Bernini.
Nonostante la situazione di parziale completezza, comunque, la consacrazione della Basilica più grande e importante al mondo avvenne il 18 novembre del 1626, per mano di papa Urbano VIII.
Un papa tutto sommato curioso: si pensi soltanto alla storia delle sue fortificazioni del porto di Civitavecchia, del Quirinale e di Castel Sant’Angelo. A quando cioè fece smantellare la copertura di bronzo del pronao (parte anteriore) del Pantheon, per realizzare i cannoni di difesa – circostanza che ispirò tra l’altro la celebre pasquinata “quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini” -; o a quando riutilizzò tutti i marmi e le pietre preziose del Colosseo, per abbellire i palazzi romani o costruirne di nuovi, riducendo uno dei monumenti più importanti di Roma ad una sorta di cava!
Eppure, è al suo pontificato che dobbiamo le commissioni per Pietro da Cortona, architetto del Palazzo pontificio di Castel Gandolfo; e per Gian Lorenzo Bernini, uno dei più grandi artisti barocchi di ogni tempo.
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