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In quali ambiti gli etruschi influenzarono Roma e cosa sopravvive oggi di quell’antico popolo che sfidò l’Urbe fino ad esserne inglobato?
Sebbene l’Impero Romano possa considerarsi uno spartiacque nello studio della storia antica, molti furono i popoli italici ad abitare indisturbati la penisola prima della fondazione di Roma. Fra loro, anche gli etruschi: un antico popolo, vissuto tra il IX e il I secolo a.c., in un’area chiamata Etruria, estesa all’incirca fra Toscana, Umbria, Lazio, Campania e alcune parti a nord della zona Padana.
(Fonte: Skuola.net)
Così, quando i romani cominciarono ad espandersi, l’assimilazione di quei luoghi, a partire dalla presa di Veio del 396 a.c, si fece insieme territoriale e culturale. Soprattutto in alcuni ambiti, gli etruschi ebbero una profonda influenza sulla civiltà romana. Influenza che poi andò a fondersi completamente, e a confluire, con gli stessi usi e costumi dei nostri antenati. È noto, poi, che gli ultimi tre re della città erano di una dinastia d’origine etrusca (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo).
La domanda sorge allora spontanea: di quali usanze, in particolare, Roma fece tesoro? E cosa mantenne di quel popolo, dopo la sua conquista e la sua annessione all’interno dell’Impero?
I Romani mantennero, della cultura etrusca, alcune tra quelle che poi diventarono le più simboliche tradizioni della città. Come la figura e il ruolo degli aurispici, sacerdoti capaci di interpretare il destino attraverso la lettura delle viscere degli animali, del volo degli uccelli e dei fulmini. Ma anche i giochi gladiatori; l’uso dell’arco trionfale, per la celebrazione delle proprie vittorie; il culto della Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva); il simbolo del fascio littorio; l’utilizzo e la conostruzione dell’arco, come arma in battaglia; e alcune regole di costruzione e stili architettonici, come il tuscanico, osservabili in molti templi tradizionali romani. Il contributo etrusco, alla civiltà romana, fu talmente importante che persino l’imperatore Claudio se ne appassionò, componendo in greco un trattato di venti libri sulla loro storia, dal titolo Tyrrenikà, poi andato perduto.
E che dire di alcune specifiche pratiche quotidiane? Se i Romani potevano considerarsi il popolo più pulito dell’antichità, il merito va, in parte, proprio agli etruschi: alle loro stazioni termali e alla loro invenzione di sistemi idraulici, per sfruttare l’acqua calda di sorgenti vicine e trasportarla in grandi vasche.
(Fonte: Italica Res)
E tuttavia, nonostante i romani li ammirassero, gli etruschi furono sempre ambigui nel loro rapporto con Roma, capaci di un sentimento di amore ed odio continuo, soprattutto agli inizi. Spesso e volentieri, infatti, appoggiarono rivolte civili nella città, o direttamente popolazioni e grandi condottieri che, la città, volevano distruggerla, come Scipione l’Africano. Nel 283 a.c. assoldarono numerosi mercenari Galli per attaccare l’Urbe, ma fallirono, così come fallì la loro speranza di rivincita in Pirro. La loro “ribellione” al potere di Roma andò avanti almeno fino all’avvento di Augusto, il primo Imperatore di Roma. Solo allora l’Etruria venne divisa in provincie, colonie e regioni romane, subendo un lungo processo di latinizzazione.
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