I colli di Roma non sono 7 ma molti di più
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Il numero sette torna in maniera ciclica nella storia di Roma: non è soltanto una cifra, è un numero mitico e pieno di significati. Per questo, il sette segnerà anche una novità firmata roma.com!
Sette sono i giorni della settimana, sette i mesi da 31 giorni, sette le virtù e i vizi capitali, sette sono le meraviglie del mondo e al terzo posto c’è il Colosseo. Insomma, sebbene molti considerino il tre dai pitagorici in poi il numero perfetto, pure il sette non scherza – comunque definito dagli stessi “anima mundi“, veicolo di vita -. Se poi lo avviciniamo alla storia di Roma, la cifra assume ancora più significato, divenendo ricca di simbologie e di occorrenze. Sette furono i re di Roma, sette i colli su cui fu edificata secondo tradizione, sette le cose fatali dalle quali dipendevano le sorti di Roma: l’Ago di Cibele, la Quadriga dei Vejenti, le Ceneri di Oreste, lo Scettro di Priamo, il Velo d’Ilione, il Palladio e gli Ancili. Sette erano i Colossi, quelli che Plinio paragonò a delle torri e Marziale descrisse così alti da toccare il cielo, poi demoliti nei saccheggi delle invasioni barbariche: Apollo sul Campidoglio, Giove in Campo Marzio, Apollo nella biblioteca di Augusto, altri due Giove in Campidoglio, Nerone nel Colosseo e Domiziano nel Foro Romano. Sette erano i simboli usati per esprimere i numeri romani: I, V, X, L, C, D, M.
(Fonte: Romano Impero)
Insomma, il sette rappresenta a tutti gli effetti la nostra bella città e le sue tradizioni. Non a caso di sette membri erano anche composte alcune cariche pubbliche come i septemviri, i sette magistrati incaricati di distribuire le terre dell’agro pubblico, le sette corti dei vigiles (“vigili del fuoco”) che avevano il compito di spegnere gli incendi e i sette epulones, ovvero i sacerdoti preposti ai sacrifici in onore di Giove.
Anche alcune costruzioni ricordavano questo suggestivo “numero magico”: il Septizodium di Settimio Severo, costituito da un portico demolito da Sisto V che utilizzò il materiale per la basilica Vaticana, e le Sette Sale di Traiano, sette luoghi della cisterna delle Terme all’ Esquilino a cui poi se ne aggiunsero altri due, ma il cui nome restò per tradizione invariato. La stessa Roma cristiana conservò l’uso di questo particolare numero e così sette sono i sacramenti, sette sono le principali Chiese di Roma (la Basilica di San Pietro, di San Paolo, di San Sebastiano, di San Giovanni in Laterano, di Santa Croce in Gerusalemme, di San Lorenzo e di Santa Maria Maggiore)
(Fonte: Wikipedia)
e sette erano i dolori della Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori, disegnata dal Borromini. Infine, il sette è in alcune località romane: Settebagni sulla Salaria, Settecamnini e Sette Ville sulla Tiburtina, Sette Vene sulla Cassia, Settebassi presso Cinecittà e Sette Frati presso Prima Porta, chiamata così per via della chiesa dedicata ai Sette Fratelli, forse i figli di una matrona romana morti martiri, ricordati anche a Settefrati, un paese medievale presso Frosinone.
E d’altra parte sette era il numero della creazione e secondo i Babilonesi e l’astronomia antica il numero dei pianeti. Tra i primi 10 numeri il sette è l’unico a non generarne nessuno: è un numero primo e viene generato soltanto dall’unità (7 volte 1). Inoltre, è il risultato della somma di 3, numero che rappresenta lo spirito e di 4, numero che rappresenta la materia e gli elementi. I metalli simbolici dell’alchimia sono sette: piombo, ferro, stagno, rame, mercurio, argento, oro. Ma sette sono pure le vite dei gatti, particolari abitanti di Largo di Torre Argentina e gli anni di sfortuna se si rompe uno specchio. Sette furono gli anni di studio “matto e disperatissimo” di Giacomo Leopardi, sette sono le note musicali e pure le vocali, includendo la “e” aperta e chiusa e la “o” aperta e chiusa! Sette sono i colori dell’arcobaleno, ovvero il numero in cui viene convenzionalmente suddiviso lo spettro: giallo, arancione, rosso, verde, blu, indaco e violetto.
(Fonte: Meteo Giornale)
Da septem triones, che in latino significa “i sette tori da traino“, nome con cui i Romani chiamavano le stelle del Grande Carro, deriva il termine settentrione e sette erano i savi dell’antica Grecia enumerati da Platone: «Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e per settimo si diceva ci fosse anche Chilone spartano» (dal Protagora, 343a).
Per questo, Alle sette di sera sarà anche la nuova rubrica in pillole d’informazione targata roma.com!
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