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Roma ha avuto una papessa? Che ruolo ebbe la sedia gestatoria? Perché fu introdotta? Davvero evitava gli equivoci?
“Miti e leggende del Medioevo”, autore Eberto Petoia: è in questo testo che si trovano le vicende, leggendarie o meno, della papessa Giovanna, e dei suoi escamotage per riuscire a farsi eleggere Papa di Roma, dal conclave. Anzi, papessa. Ma è davvero esistita? Nessuno può dirlo con certezza, sebbene almeno due film, uno del 1972 del regista Micheal Anderson e uno del 2009 di Sönke Wortmann, abbiano tentato abbondantemente di trattare la faccenda. Ciò su cui nessuno ha davvero mai mosso dubbio è il nome di questa fantomatica papessa, tale Giovanna. Una donna di origini inglesi, mossa dall’ambizione di scalare le gerarchie ecclesiastiche, fino al vertice di esse, dunque fino alla soglia del pontificato, prima dell’anno Mille, intorno ai primi anni IX secolo.
(Fonte: Viottoli)
Senza dilungarci troppo sul perché, tuttora, una donna non possa accedere alle cariche più alte della Chiesa, questione piuttosto spinosa e poco cara a chi della fede ha fatto il suo vessillo, l’episodio pare trovare tuttavia molte tracce a suo sostegno. A partire da un’immagine, sotto il baldacchino dell’altare principale di San Pietro, che la vedrebbe protagonista. Ne accenna persino lo storico medievale Gregoriovius, pur affrettandosi a definirla una favola; il cronista Giovanni di Metz, nel 1240; il monaco Martin, nel 1265; e il domenicano Martino Polono. Eppure, tutto tace, sebbene lo scrittore Habicht, nel libro Päpstin Johanna, fornisca una mole discreta di testimonianze, secondo cui la sequenza dei papi di quel periodo vedrebbe, in ordine, Leone IV (846-853), Benedetto III (853-855), Johannes Anglicus (856-858) e Niccolò I (858-867).
Ma come riuscì, una donna, a diventare papessa? Nulla di più semplice, per Giovanna, a cui bastò semplicemente vestirsi da uomo e comportarsi da uomo, nella sua ascesa al potere ecclesiastico. Tuttavia, dimenticò un piccolo particolare: non rispettò le consegne di castità, restando incinta. Questo, l’unico difetto del suo progetto, nonostante tentò con ogni mezzo di mantenere il suo segreto, divenendo amante di quel ragazzo (segretario della curia), di cui s’era invaghita durante il suo pontificato. L’inganno venne scoperto poco dopo e nel peggiore dei modi. Nel corso di una processione, il cavallo che la portava in dorso si imbizzarrì e la caduta rovinosa provocò le doglie della donna, costringendola a partorire davanti agli occhi esterrefatti della folla. Secondo alcuni, questo ne provocò la morte; secondo altri, fu il movente di un’uccisione successiva: il finale, comunque, fu quello e, dopo appena due anni dalla sua elezione, il regno della papessa si concluse.
(Fonte: wikipedia)
Si dice sia stata sepolta tra via San Giovanni in Laterano e via dei Querceti, dove tra l’altro è ancora visibile una piccola edicola, considerata simbolo di questo quartiere. La vergogna dell’errore fu talmente tanta, per il Vaticano, che ne fu cancellata ogni traccia, così che la verità restasse celata ai postumi. Tutti i dettagli della questione, a partire dalle registrazioni dell’epoca, furono eliminati. Tutti, tranne uno. La scoperta maggiore di Habicht riguardò, infatti, alcune monete d’argento trovate all’interno dei sepolcri papali. Ogni moneta portava da un lato l’effigie dell’impero dei Franchi; dall’altro quello del papa; e, proprio su questo secondo lato, su parte di esse si trovò inciso qualcosa che non quadrava. Associate per lo più a Giovanni VIII (nome scelto da Giovanna, poi ripreso successivamente da un altro pontefice), alcune avevano monogrammi e simboli leggermente diversi, da quelli usualmente attribuiti al pontefice (uomo). D’altra parte, la differenza tra Giovanni e Giovanna poteva passare inosservata, perché questione di una vocale.
Insomma, da questo ritrovo l’accaduto sembrerebbe reale. Una cosa resta ancora poco chiara, però, e ruota tutt’intorno la cosiddetta “sedia gestatoria“, trono mobile sul quale il pontefice veniva portato a spalla, per poter essere visto più facilmente dai fedeli. La seduta, introdotta proprio durante il medioevo, pare potesse essere utile infatti ad un ulteriore scopo: evitare equivoci sul sesso del papa, durante la cerimonia della sua incoronazione. Questo perché, munita di un foro, attraverso la sedia, era possibile verificare la presenza o meno degli attributi maschili (operazione svolta da uno o due diaconi, solitamente), alla formula ”habet duo testiculos et bene pendentes“. Ora, se questo è vero, ed è pure vero il periodo in cui entrò in uso, quella di Giovanna diventerebbe solo un’ennesima curiosa leggenda. Ma se, al contrario, come credono alcuni, si possa datare l’uso della sedia gestatoria, nelle cerimonie, soltanto nel XVI secolo, l’occorrenza di una tale strumentazione potrebbe spiegarsi come conseguenza proprio di quell’imbarazzante avvenimento.
(Fonte: About art on line)
Altre circostante, infine, criticherebbero il fatto: la prima, Papa Leone IV regnò dall’847 fino alla sua morte nell’855 (e Benedetto III gli succedette nel giro di settimane), rendendo improbabile che Giovanna abbia regnato dall’853 all’855; il secondo, nella memoria storica del popolo di Roma un evento di tale tipo non è mai esistito e mai riportato, suggerito piuttosto dall’esterno, sempre da autori sospetti, con evidenti interessi denigratori (così sosterrebbero alcuni). Comunque stiano le cose, a partire dal pontificato di papa Giovanni Paolo I (1978 – uno dei pontificati più brevi della storia), l’impiego della sedia gestatoria fu abbandonato e, al suo posto, come molti di voi ricorderanno, il successore Giovanni Paolo II introdusse la papamobile, la speciale vettura papale con teca trasparente.
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