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A Roma si può magiare con i gatti. Al Romeow Cat Bistrot i simpatici felini sono di casa. Ma che rapporto ha Roma con i gatti? E che significato si può attribuire allora a questo simpatico ristorante?
Il gatto è sempre stato un animale amato dai romani, fin dall’antichità. Roma stessa può essere definita una città a portata di gatto. Se ne trovano ovunque, spesso a fianco a bellissimi monumenti: a Largo di Torre Argentina, ad esempio, o al Colosseo. Le colonie feline che, ormai da anni, abitano alcuni famosi spazi archeologici romani sono di casa nella capitale. C’è chi, addirittura, si reca quotidianamente in quei posti per sfamarli. La presenza dei gatti, allora, si lega indissolubilmente ad alcuni patrimoni culturali, storici e artistici della città eterna, aggiungendo all’esperienza di quei luoghi qualcosa in più.
D’altra parte, il gatto era l’animale più diffuso del passato. Considerato sacro, venne incarnato persino in una divinità, la Dea Bastet, estendendosi ben al di là del territorio in cui nacque, l’Egitto. La prima volta che Erodoto ne vide uno, nel V secolo a.c. lo definì Ailouros, cioè animale “dalla coda mobile”. Presto il termine venne sostituito da Gale, un appellativo greco usato anche per la donnola, e poi da Kàttos da cui il nostro “gatto”. Nell’antica Roma, però, i nostri antenati preferivano chiamarlo Felis. Da qui deriva il nostro “felino”. Cattus si impose, infatti, più tardi ai romani, forse tramutandolo dal kadis africano.
Rispetto alla Grecia, il gatto arrivò più tardi a Roma, nonostante alcuni scavi archeologici sugli etruschi abbiano riportato in luce piccole statuette in pietra che ne riportano le sembianze. Gli animali più in voga a Roma erano allora la donnola, la faina e la martora. A loro, gli antichi attribuivano il ruolo di cacciatori di topi. Tuttavia, con le prime campagne di conquista fuori Roma, i romani conobbero i gatti (noti anche per un famoso modi di dire) e si accorsero che, oltre ad essere abili nemici dei topi, erano addomesticabili e affettuosi con i loro proprietari.
Così, il gatto divenne presto un animale domestico nella capitale, e ogni Domus finì per averne uno.
Spesso, poi, quando si partiva per luoghi lontani e li si faceva propri, qualcuno della spedizione era costretto a fermarsi. Si pensi a chi doveva controllare questi possedimenti, a chi aveva il compito di gestire le province fuori Roma. Se la famiglia possedeva dei gatti, quindi, questi partivano con loro. Così, tali occasioni contribuire alla diffusione dei felini in tutta Europa.
Da questa storia diventa dunque chiaro il rapporto che Roma ha con i gatti, e appare piuttosto sensata la nascita di un locale in cui si può mangiare insieme ai gatti. Tra quelli che sonnecchiano sulle poltrone, quelli che si muovono sinuosi intorno ai tavoli e quelli che si avvicinano per farsi accarezzare, il Romeow Cat Bistrot ha unito due cose molto semplici tra loro: il buon cibo e l’amore di Roma per questi animali a quattro zampe.
Elevando il concetto di Cat Cafè, questo ristorante unico a Roma, accompagna i suoi commensali in un viaggio gastronomico sofisticato che prende spunto da tanti sapori diversi, coniugando la centralità di Roma nel mondo ad un’altra sua caratteristica principale: il suo essere punto d’incontro di tante culture. I sapori sono dunque ricercati, raffinati ma anche innovativi, e soprattutto stagionali. Per rendere più originale l’esperienza, infine, i sei dolcissimi gatti che al Romeow Cat Bistrot sono davvero di casa. Non servirà arrivare al dolce, insomma, per sentirsi più addolciti!
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