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Tecnicamente si chiamano Parrocchetti: i pappagalli in giro per Roma sono ormai diventati una consuetudine. Ma di quali specie stiamo parlando? Quali sono le conseguenze della loro simpatica presenza?
Se gabbiani, piccioni, conigli e altre tipologie di animali, dentro Roma, non vi bastavano, da un po’ di anni sono arrivati anche i Parrocchetti. No, non stiamo parlando di parroci piccolini che vivono al Vaticano, ma di quei curiosissimi pappagalli dai colori sgargianti, da tempo liberi di planare fra parchi e palazzi della città. In particolare, si tratta di due specie diverse appartenenti alla stessa famiglia.

(Fonte: GreenMe)
Da un lato abbiamo il Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri), originario dell’Asia e dell’Africa, ma a quanto pare amante del Bel Paese e dei monumenti della capitale; dall’altro il Parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus), direttamente dal Sudamerica e, anche lui, evidentemente appassionato di storia, cultura e forse religione (?).
Ora, a parte gli scherzi, come potete immaginare non sono arrivati qui volando, tutt’altro. Sicuramente trasportati in gabbiette, per essere venduti come uccelli da compagnia, è proprio all’interno dell’Urbe che hanno ritrovato, però, la loro libertà. Così, fra qualche esemplare fuggito dalla cattività e qualcun altro liberato dalle stesse famiglie, probabilmente, stanche d’accudirlo, ecco che Roma si popola di altri curiosi ospiti.
C’è da dire che la loro grande capacità d’adattamento ha permesso, poi, a lungo andare, l’amplificazione del fenomeno. Non sono stati rari, infatti, i casi di riproduzione, motivo per cui oggi se ne possono contare tantissimi. A tal proposito, secondo alcuni il numero s’aggirerebbe intorno alle decine di migliaia; secondo altri, intorno alle mille coppie. Cifre, queste, comunque piuttosto alte, trattandosi di una città caotica come Roma. Ma come hanno risposto i cittadini?

(Fonte: Il Corriere Roma)
A dirla tutta, pare che i romani vedano di buon occhio questo simpatico fenomeno, sebbene qualche voce fuori dal coro (vedi gli ambientalisti) non attardi a farsi sentire. È vero, i pappagalli colorano parchi e alberi della città, tuttavia potrebbero alterare l’ecosistema finora vigente, di fauna e flora che da tempo remoto lo abitano. Facciamo un esempio: il Parrocchetto dal collare spesso tira su famiglia nelle cavità precedentemente scavate dai picchi, nidificandovi senza problemi. Un affronto che, apparentemente scevro di conseguenze, può invece inficiare le abitudini riproduttive, nello specifico del picchio e, in generale, delle altre specie volatili. Per non parlare dell’aspetto alimentazione, di questi multicolori animaletti.
Se infatti dentro Roma non è un problema cibarsi di frutta, fiori o bacche, la questione diventa nettamente diversa nel caso in cui dovessero emigrare nelle sue vicine campagne. E, trattandosi di volatili frugivori, si tratta di uno scenario tutt’altro che impossibile. Questo metterebbe a dura prova l’agricoltura di quelle zone, dando vita a conseguenze devastanti. Di qui, dunque, insistono gli ecoattivisti, non va sottovalutato l’impatto di una loro possibile espansione futura. Che i pappagalli si stanchino prima o poi di vivere in città?

(Fonte: La mia città News)
Chissà, per ora se ne stanno buoni buoni entro le aree urbane, ma questa è una risposta che con certezza proprio non possiamo dare. Al momento, sembrano gradire molto il Parco della Caffarella, non solo prezioso e incontaminato polmone verde della città, ma primo loro luogo d’insediamento. A seguire, non disdegnano neanche Villa Borghese, Villa Ada, il Parco degli Acquedotti o Villa de Sactis, e parchi di dimensioni più piccole come Villa Torlonia.
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