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Sembra cambi soltanto una sillaba, tra le due, ma la differenza fra l’arte romana e l’arte romanica è abissale. Sapete qual è?
Sebbene siano due momenti artistici ben distinti, anche temporalmente, molte persone fanno ancora confusione tra arte romana e arte romanica. Due modalità di realizzazione dell’opera d’arte sicuramente vicine fra loro – vedremo in che senso – ma appartenenti a due fasi storiche completamente diverse. Per arte romana s’intende, infatti, la produzione artistica dell’antica Roma, dalla fondazione della città alla caduta dell’Impero d’Occidente, sia interna alle mura dell’Urbe, sia esterna, nel resto d’Italia e delle province. In particolare, poi, la parte orientale di questo vasto territorio di dominio romano, ben oltre le sole regioni d’affaccio del Mare Nostrum, svilupperà, in concomitanza con la Roma Imperiale, anche quella che verrà indicata come arte bizantina.
(Fonte: Arte Svelata)
Ora, nella fase della prima repubblica e delle origini di Roma, come potete immaginare le forme artistiche autoctone erano piuttosto rurali, elementari, non proprio raffinate. Fu grazie al contatto con la civiltà greca che gli artisti romani cominciarono progressivamente a migliorare le loro tecniche e il loro modo di fare arte, secondo un apprezzamento che, tuttavia, non impedì comunque la nascita di tendenze “anticlassiche” (piccolo accenno, questo, in continuità con l’arte romanica).
A questo punto, giungiamo all’arte romanica spostandoci, però, come su di un’immaginaria linea del tempo, di moltissimi anni. Siamo intorno all’anno Mille e ai secoli successivi, in quella che è la fase dell’arte medievale. L’arte gotica non si è ancora affermata, ma di contro tra il X e il XII secolo comincia a farsi largo quella che, più avanti, intorno all’800, verrà definita “arte romanica“. Il fatto che l’aggettivo (romanica) alluda alla matrice romana sottolinea principalmente due cose: da un lato, questa forma artistica si sviluppa negli antichi territori conquistati dai romani; dall’altro, riprende, di fatto, alcune tecniche antiche, pur variandole geograficamente.
(Fonte: Monno Roma)
Ci spieghiamo meglio: se è vera la sostanziale riscoperta dell’architettura romana e delle sue regole, per ciò che concerne concetti come monumentalità e spazialità (vengono ripresi, per esempio, l’arco a tutto sesto, i pilastri, le colonne e le volte); è altrettanto vero che il nuovo stile artistico si dispiega e si declina, di volta in volta, differentemente in base al luogo. La differenza sostanziale che c’era insomma tra l’arte romanica e quella romana era che la prima non obbediva a regole generali, non era unitaria come la seconda, ma presentava caratteri mutevoli in base alla specifica realtà culturale ed economica dell’ambiente e della regione in cui sorgeva. Così, i risultati che ne conseguivano non erano riconducibili totalmente alla tradizione classica antica, ponendosi, anzi – e spesso – in enorme contrasto con essa.
Per quanto riguarda l’architettura, è possibile osservare un esempio di arte romanica a Trastevere, nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere, in cui si possono ammirare, ancor oggi, interpretazioni tradizionalistiche di alcune sue colonne ioniche archiviavate. Passando alle pitture, poi, basterà spostarsi verso la basilica di San Clemente (una delle chiese, tra l’altro, più antiche di Roma) e le sue ricche decorazioni interne. Assoluto rilievo in merito prendono, infine, le pavimentazioni.
(Fonte: Oggi Roma)
Un’impronta davvero importante fu lasciata, esattamente durante il periodo romanico, dai maestri marmorari romani (le celebri famiglie dei Cosmati e dei Vassalletto). Riprendendo gli schemi romani musivi, le loro abili mani diedero vita a elaborate tarsie, di marmi policromi e tessere in vari materiali lapidei, come è possibile vedere nei chiostri di San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le Mura.
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