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I romani non costruirono solo a Roma, ma anche fuori: l’impero era vastissimo, e nelle opere lo è ancor oggi. Vi portiamo allora alla scoperta di un ponte romano nel nord Italia che, a un certo punto, l’ha rischiata grossa.

Vivi al nord e non hai mai visitato Roma? Certo è un’eresia che dovrai risolvere al più presto, ma per ora non ti preoccupare, perché anche fuori Roma sono dislocate tantissime opere d’origine romana. Se invece sei di Roma, benvenuto in questa nuova rubrica che va alla scoperta di alcune opere di Roma Antica che non si trovano a Roma.

In particolare, oggi ti portiamo al confine con Cremona. Ebbene si, nella regione di quella famosa città – che inizia per “M” e finisce per “ilano” – che di bello ha solo il treno per Roma appunto: la Lombardia. Perché a Palazzolo sull’Oglio sorge un bellissimo ponte, uno dei più rilevanti dal punto di vista storico della zona, che costruirono – guarda un po’ – proprio gli antichi romani!
Innanzitutto una precisazione: l’Oglio non fa riferimento al condimento che si aggiunge all’ajo, ma a un fiume. Ed era esattamente per questo che i romani lo puntarono, in tempi non sospetti. Questo corso d’acqua, infatti, era molto importante all’epoca perché di qui passavano numerose merci, e si muovevano gli scambi commerciali di tutto il territorio. Fin dai tempi antichi, e con la “barbotta” (una tipica barca da fiume), proprio su queste acque si trasportava la sabbia e la ghiaia, poi estratta dai cavatori e venduta ai costruttori.

Non è un caso, quindi, che l’Impero avesse deciso di espandersi da queste parti, costruendovi successivamente un ponte in pietra come posizione strategica. Inoltre, esattamente qui passava la via Gallica, la famosa strada romana che collegava i maggiori municipia di proprietà dello Stato romano della pianura Padana, da Gradum (Grado), passando per Mediolanum (Milano), fino ad Augusta Taurinorum (Torino).
Datato intorno al IV secolo, allora, il ponte era di assoluta importanza per i romani, perché fondamentale per le vie di comunicazione, e per l’approvvigionamento del territorio. E, sebbene oggi non sia più lo stesso, non del tutto nelle sue dimensioni, per via di ricostruzioni e ristrutturazioni varie, originariamente contava ben cinque campate con quattro pilastri, cinque archi e una struttura a schiena d’asino.

Nel corso del tempo, ci furono delle modifiche, e solo nel 1810 fu di nuovo rimesso in sesto utilizzando la pietra di Sarnico ove mancante, e tornando al suo antico splendore. Oggi, a reggerlo ci sono ancora sei piloni a base rotonda di epoca tardo-romana, e in marmo di Botticino: un vanto per chi è di qui. Ma ai primi del ‘900 l’ha rischiata grossa, perché l’Amministrazione comunale, insensibile al suo valore storico, e convinta fosse il ponte la causa delle inondazioni della zona, stava per abbatterlo e sostituirlo. Per fortuna i pochi fondi non lo consentirono!
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