La Chiesa del Domine Quo Vadis, un luogo spirituale dall’origine leggendaria
Hai mai visitato la Chiesa del Domine Quo Vadis? Situata sulla Via Appia Antica, questa piccola e affascinante chiesa custodisce una suggestiva leggenda:[...]
Al confine con l’Abruzzo, nella provincia di Rieti: oggi, con la rubrica A mezz’ora da Roma, andiamo alla scoperta di Collalto Sabino, uno dei borghi più belli d’Italia.
(Fonte: turismo.it)
La storia del borgo di Collalto, dal 2002 uno dei borghi più belli d’Italia, ha origini antiche. Fondato per via di alcune scorribande saracene nel Centro Italia, che spinsero gli abitanti di Carseoli a trovare riparo in un’altra zona, il paese godeva già dal X secolo di una certa fama. La sua posizione, al confine tra lo Stato Pontificio e il Regno normanno di Napoli, era infatti strategica. Collalto era un’area cuscinetto talmente famosa che andò a visitarla persino un imperatore, Federico II di Svevia, durante un suo viaggio verso Rieti.
(Fonte: iborghipiubelliditalia.it)
Poco distante dal Lago del Turano, poi, dal 1300 il borgo viene ceduto da Carlo d’Angiò, re di Napoli, allo Stato del Vaticano, divenendo feudo baronale di diverse famiglie nobili dell’epoca. Ed è proprio a una di queste casate, una particolarmente conosciuta a Roma, che rimanda pure lo stemma di Collalto. La corona con undici puntali sormontati da undici perle ottenne infatti la decorazione di tre api d’oro, simbolo dei Barberini.
Il nome Collalto fu invece derivato da un’altra famiglia, la prima che abitò il luogo non appena divenne feudo. Quella dei signori Pandolfo e Rinaldo, seguiti da Oddone e Ludovico, appunto della casata dei Collalto. Dopo di loro, tanti altri ricchi signori si avvicendarono nel meraviglioso castello che, ancor oggi, svetta alto sul borgo. Nel 1641 la proprietà passò nella mani del cardinale Francesco Barberini, che ne fece una fastosissima residenza estiva.
(Fonte: TripAdvisor)
È sotto di lui che il castello, come una tela bianca, si riempì di decorazioni e abbellimenti. Le stanze furono rivestite in marmo, il pavimento si riempì di mosaici e i soffitti divennero a cassettoni. Da quel momento non si sarebbe fermata più, l’opera di miglioramento, procedendo dalla struttura dell’edificio agli arredamenti, almeno fino al 1861. Anno in cui il castello venne parzialmente rovinato da un invasione di briganti al borgo.
Pensate che, quando il castello passò, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nelle mani della famiglia Giorgi-Monfort e fu restaurato, vi soggiornarono personaggi di spicco del mondo politico e artistico, come il principe Umberto di Savoia, il generale Umberto Nobile, il regista Ettore Petrolini e lo scultore-pittore Hendrick C. Andersen.
(Fonte: ConfineLive)
Se, poi, a fine visita vi viene fame, il borgo offre tantissime leccornie gastronomiche. Sebbene i prodotti tipici siano le castagne, i formaggi e il miele, è possibile assaggiare i loro gnocchetti di farina di grano e granturco; la loro buonissima zuppa di fave o le fettuccine ai funghi porcini. C’è infine la pizza de ‘nfrasco, un impasto cotto sotto la brace, e le sagne strappate, un tipo di pasta che somiglia ai maltagliati.
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