La chiesa di San Giovanni Decollato e l’assistenza ai condannati a morte
La chiesa di San Giovanni Decollato era gestita dall’omonima confraternita che assisteva i condannati a morte, invitandoli al pentimento e seppellendo i cadaveri.[...]
Accade più di un secolo fa: il Tevere straripa. Quanti danni causa la prima inondazione del fiume Tevere nella nuova capitale del Regno d’Italia?
È il 28 dicembre del 1870. È appena passato il Natale e Roma si appresta a diventare la Capitale dell’Italia unita. Sono passati poco più di tre mesi dalla Breccia di Porta Pia, tutto sembra procedere per il meglio e la ferrovia ben funzionante (Stazione Termini è già attiva) ne fa una delle città più efficienti della penisola. Tuttavia, non si fa presto a parlare che il Tevere decide di allagare la città e di causare numerosi danni. Non è la prima volta che il fiume straripa, è la prima volta che lo fa nel nuovo Regno d’Italia e a farne le spese stavolta non sono solo gli abitanti di Roma. Fra chi dice che è colpa dei “buzzurri” piemontesi; chi ne fa una punizione divina e chi invece affronta la cosa senza troppi problemi, la politica si trova di fronte allo scenario di dover ricostruire e ridisegnare non una città qualunque, ma la Capitale d’Italia!
Per questo motivo, quando il Re Vittorio Emanuele II scende a Roma, rispetto a chi aveva gestito i precedenti disastri, decide che è giunto il momento di occuparsi degli argini del Tevere. In particolare, decide di ingabbiarli adeguatamente, per resistere a future inondazioni. Contemporaneamente, come riportato da alcune fonti dell’epoca, elargisce al popolo 200.000 lire per far fronte ai bisogni di prima necessità. C’è chi risponde con idee bizzarre, una delle tante è quella di Garibaldi. Riprendendo un’idea degli antichi Cesari di Roma, propone di deviare il corso del fiume, portandolo lontano dalla città, per risolvere le piene! Immaginereste mai Roma senza il Tevere?
Fortunatamente verso il 1875 verrà approvato il progetto dell’ingegner Raffaele Canevari. Chiamato a risolvere il problema, egli si occuperà di allargare l’alveo del fiume a cento metri, costruendo alti muri di contenimento da Ponte Milvio a San Paolo fuori le mura, e di ampliare Ponte Sant’Angelo.
Sicuramente, questa fu una delle più tragiche inondazioni del Tevere, che raggiunse in quest’occasione i 17,22 metri d’altezza. Insomma, un livello che non si vedeva dalla prima metà del 1600! Tutta l’Italia rimase sconvolta dall’accaduto, i danni furono molti e impressionarono davvero tutti. Pensate che il Re Vittorio Emanuele II accorse a Roma, per la prima volta, proprio per fronteggiare quest’inondazione, non c’aveva mica mai messo piede prima di quel momento! E sebbene i muraglioni furono tanto criticati dal punto di vista estetico, si dimostrarono invece col passare del tempo piuttosto efficaci a contenere i futuri capricci del fiume. Certo, ne fecero le spese alcune strutture architettoniche come il porto di Ripetta, di Riva Grande o Leonino, ma mejo qualche allagamento gestibile che una città sott’acqua!
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