Il sogno di Ulisse Aldrovandi in mostra al Museo di Zoologia di Roma
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C’è chi sostiene quest’ipotesi. Un gruppo di studiosi pare avere prove inconfutabili: i romani scoprirono l’America prima di Cristoforo Colombo.
Se è vera pure questa allora scansateve tutti! Un gruppo di studiosi sostiene che i romani scoprirono l’America prima di Cristoforo Colombo, nel I-II secolo d.C. Parlano addirittura di una prova inconfutabile, trovata sulla costa orientale del Canada. Prima che si dia per certa la notizia, però, c’è già chi grida alla bufala. È impossibile, dicono, che i romani abbiano navigato così a lungo, perché all’epoca non esisteva una bussola.
La critica potrebbe pure reggere, se d’altro canto però non si fosse al corrente dell’esistenza, già anticamente, di carte stellari utili a capire la rotta, e utilizzate come vere e proprie carte nautiche. L’itinerario poteva essere fattibile, perché c’erano le stelle e il loro posizionamento ad indicare la via. Senza contare la conoscenza e lo studio delle correnti d’aria, dunque del movimento dei venti, che certo non si sostituiva alle carte geografiche, ma comunque aiutava.
Chi confuta la tesi, allora, lo fa utilizzando ancora argomentazioni poco forti. Tanto più che, chi si occupa del caso, parla di un ritrovamento davvero inspiegabile, se non ammettendo una capatina dei romani da quelle parti. Si tratterebbe di una scoperta che metterebbe a repentaglio secoli di storia, di cultura e di insegnamento.
A chi obietta poi che solo dopo Copernico e Galileo la terra fu ritenuta rotonda, la risposta è presto data: gli antichi romani, e prima di loro i greci (per lo più grazie a Pitagora), gli Indiani e i Babilonesi erano al corrente che la terra non fosse piatta. A Roma, in particolare Plinio il Vecchio (ma anche altri), nella sua Naturalis Historia, un millennio e mezzo prima della Rivoluzione Copernicana, già sosteneva che la Terra fosse sferica e ruotasse attorno ad un asse, solo guardando il sole sorgere e tramontare. Per questo, a Jovan Hutton Pulitzer, a capo delle ricerche, il reperto, che dimostrerebbe la verità sulla scoperta del Nuovo Continente da parte dei romani, non stupisce affatto.
In America è stata trovata una spada che sembra essere proprio di manifattura romana! A trovarla, una famiglia di pescatori.«Ha la stessa firma di arsenico e piombo di quelle romane. Siamo stati in grado di testare questa spada contro un altra simile e corrisponde», affermano i ricercatori. Ovviamente si è passati anche alle analisi. La fluorescenza a raggi X (XRF) confermerebbe la composizione del metallo, coerente a quella delle spade romane votive. L’unico neo, fosse stata falsa, sarebbe stato il silicone nel bronzo moderno, ma nel bronzo di questa non c’è!
Si è anche scoperto, grazie all’incrocio di documenti e di artefatti simili a quello, che la spada è di tipo cerimoniale, come quella data da Commodo ai migliori guerrieri e gladiatori. Non ultima, appare pure una raffigurazione di Ercole sull’impugnatura. Anche il Museo di Napoli l’ha ritenuta autentica: non è una replica. Al suo interno, inoltre, è presente un magnete duro, per indirizzarsi a nord o a sud. Qualcuno può dire che i romani non potevano conoscere le proprietà dei magneti come la bussola. Ma anche qui c’è una piccola svista. Perché i romani conoscevano il magnetismo. Sempre da Plinio il Vecchio sappiamo che per curare gli occhi venivano usati materiali naturali “attraenti”. Che la spada fosse servita anche a mo’ di bussola?
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